martedì 23 dicembre 2014

Scandalo eurodeputati m5s

Oggi gli eurodeputati 5 stelle hanno annunciato di avere versato 134.000 euro al Fondo PMI del ministero italiano dell'Economia.
134mila euro in sei mesi significa 1.300 al mese per ognuno dei 17 eurodeputati.

E gli altri 15mila netti che incassano ogni mese (6.200 di stipendio, 4.300 di rimborsi spese, 4.500 di diaria)? E gli altri 21mila che prendono per i portaborse? Totale: 36mila euro mensili.

Tolte le spese (affitto, vitto, viaggi, hotel a Strasburgo), ai portavoce non dovrebbero rimanere 2.500/3.300 netti mensili, come a tutti gli altri eletti 5 stelle a Roma e nelle regioni?
A Bruxelles gli affitti costano meno che a Roma.

Se un portavoce 5 stelle al parlamento italiano osasse "restituire" soltanto 15.600 euro all'anno, verrebbe additato come un volgare ladro 

lunedì 22 dicembre 2014

M5s, déjà-vu

Il disfacimento del M5s si è già visto, in Italia, e con gli stessi meccanismi. I gruppuscoli dell'estrema sinistra 68ina (Lotta continua, Avanguardia Operaia, Pdup, Mls, Servire il popolo, Potere operaio, Manifesto, Dp, ecc), dei quali ho fatto in tempo a vedere i rimasugli al ginnasio nel '73-'76, sprecavano anche loro gran parte del tempo e delle energie in lotte interne fra fazioni.

 I radicali sono stati rovinati dal verticismo carismatico di Pannella, simile a quello di Grillo e Casaleggio.
E i verdi dal prevalere di portaborse e burocrazia, proprio come oggi da noi: non è un caso per es. che Corrao (l'eurodeputato con 11 portaborse) sia egli stesso un ex portaborse, così come la Castelli, che ha appena rimediato una figuraccia eliminando arbitrariamente un emendamento alla legge di stabilità sul porto di Trieste voluto dal locale meetup, con l'unico motivo che era stato presentato dal triestino Prodani, da lei considerato dissidente.
Streaming boomerang

Il settarismo produce mostriciattoli

domenica 14 dicembre 2014

Taverna vs. Sibilia (direttorio) e Ciampolillo

Mafia Capitale, Taverna (M5S): “Sciogliere subito il comune per mafia”

La senatrice: «Puntiamo a ottenere la presidenza della commissione trasparenza». E su Pizzarotti: «È in cerca di visibilità, i dissidenti da lui si aspettavano di più»

La Stampa, 12/12/2014
di Francesco Maesano

Fuma e trema: il primo freddo romano s’è insinuato nel cortile del Senato della Repubblica. Al fianco di Paola Taverna la nuova assistente, assunta dopo che il suo predecessore [Fabio Massimo Castaldo, ndr] è stato eletto al parlamento europeo.
Fuori, oltre vialetti e corridoi, la città dello scandalo, che poi è la sua.
«Aspettiamo sempre lo scioglimento del comune per mafia, gli indizi non mancano».

E mentre aspettate a cosa state lavorando?
«Dobbiamo cercare una mediazione per ottenere la presidenza della commissione trasparenza. Potrebbe essere un argine al malaffare e inoltre credo che non tutti i nodi siano venuti al pettine».

Qualcuno tra voi pensa che non vi convenga.
«Non so se il gioco vale la candela ma in ogni caso si tratta di una decisione da prendere tutti insieme e da far vagliare alla rete».

Quanto pragmatismo. Pizzarotti docet?
«Credo che il sindaco di Parma sia soprattutto in cerca di visibilità. Con la politica del compromesso s’è consegnato questo paese alla situazione attuale».

Ha paura che la scalata gli riesca?
«Il M5S non è scalabile perché è orizzontale, al massimo ci puoi nuotare dentro. Ecco: Pizzarotti vada a farsi una nuotata».

In tanti sembrano disposti a seguirlo a nuoto.
«Secondo me i cosiddetti dissidenti si aspettavano qualcosa di più. A Parma hanno organizzato una specie di sfogatoio. Sono cose che non capisco: io le pagavo le mie sedute di terapia. Ora hanno tutti le orecchie basse, chissà che hanno in mente».

A che pensa?
«Non so. Sono loro quelli organizzati. Noi talebani non abbiamo coordinamenti».

Adesso avete il Direttorio. State andando oltre Grillo?
«Ora sembra che dobbiamo cacciare Beppe per riprenderci. Non è così. Nel metodo non è stato l’ideale nominato in quel modo, nel merito tre su cinque sarebbero stati nominati anche dall’assemblea dei gruppi».

Chi?
«Luigi, Roberto e Alessandro».

E la Ruocco e Sibilia?
«Carla è più schiva ma è preparatissima».

Non mi ha detto nulla di Sibilia.
«(Ride) Tutti bravi, tutti bravi. Me la sono cavata?»

Caccerete dal M5S il senatore Ciampolillo per conflitto di interessi? Dal gruppo arriva più di una conferma che la sua espulsione sarebbe imminente.
«È quello con il quale ho meno rapporto di tutti, quasi mi ero dimenticata che era con noi. Non lo so. Vediamo la prossima settimana».

link intervista a La Stampa

mercoledì 10 dicembre 2014

Grillino con 11 portaborse


OGNI EURODEPUTATO PUO' SPENDERE FINO A 21 MILA EURO MENSILI PER I PORTABORSE. COSI' IGNAZIO CORRAO LI DA' AGLI ATTIVISTI SICILIANI DEI 5 STELLE. MA ANCHE CESA, LA MUSSOLINI e SALVINI...

di Mauro Suttora

Oggi, 3 dicembre 2014 

Undici portaborse. Tanti ne ha assunti, da solo, l’eurodeputato 5 stelle Ignazio Corrao. Li paga in tutto 21 mila euro al mese, cifra massima consentita dall’Europarlamento. Tre a Bruxelles e otto nella sua Sicilia. Ma il movimento di Beppe Grillo non prometteva di ridurre gli sprechi della politica?

I 16 colleghi grillini di Corrao rimangono nella media, tre-quattro collaboratori a testa. E quello del generoso Ignazio non è il record dell’affollamento: il suo corregionale berlusconiano Salvatore Cicu ha imbarcato ben tredici portaborse. Il piddino casertano Nicola Caputo, dieci. Ma della differenza con Pd e Pdl il Movimento 5 stelle aveva fatto una bandiera. Che ora non sventola più orgogliosa come prima.

L’assunzione dei portaborse, infatti, ha scatenato una bufera. Che rispetto al terremoto degli espulsi in Italia è minima, ma spiega la disaffezione di attivisti e votanti per Grillo: mezzo milione di voti persi su 650mila in Emilia al voto regionale del 23 novembre.

Agli eurodeputati 5 stelle la società Casaleggio & Associati aveva imposto 24 sconosciuti: più per controllarli che per assisterli, sembrava. Fra questi, vari riciclati: Cecilia Arvedi, ex assistente dell’Udc calabrese Gino Trematerra, Monia Benini, già segretaria provinciale dei Comunisti italiani a Ferrara, il portaborse di un’ex eurodeputata forzista e quello dell’ex europarlamentare dipietrista Pino Arlacchi.

Gli eurodeputati grillini si sono ribellati e in ottobre li hanno licenziati tutti, compreso il potente capo della comunicazione Claudio Messora. Ora però hanno dovuto riassumerne 17, accollandoseli singolarmente. Messora, per esempio, risulta a carico dell’eurodeputato bergamasco Marco Zanni.

Riciclati e fidanzate
La Arvedi è stata aiutata da Daniela Aiuto, abruzzese (è il caso di dirlo), la Benini è stata «salvata» dalla tarantina Rosa D’Amato.  Quanto all’eurodeputato veronese Marco Zullo, ha assunto autonomamente Alessandro Corazza, capogruppo Idv in regione Friuli fino al 2013. Anche la ex fidanzata di un pezzo grosso dei 5 stelle è stata recuperata.

Gli attivisti del movimento sono imbestialiti. Anche perché gli stipendi dei deputati (5.200 euro netti mensili) e assistenti a Bruxelles sono il doppio di quelli di Roma. In Italia gli eletti grillini, in Parlamento e nelle regioni, si autoriducono i compensi a 2.700-3.200 al mese (rimborsi esclusi). E i portaborse stanno sui 1.200.

Certo, nessuno dei collaboratori di Corrao è suo parente. L’eurodeputato Lorenzo Cesa (Udc) ha invece assunto la figlia del collega di partito Rocco Buttiglione. Alessandra Mussolini ha imbarcato il fidanzato 19enne della propria primogenita. 
Sulle orme del segretario leghista Matteo Salvini che dieci anni fa beneficiò il fratello di Umberto Bossi, mentre Francesco Speroni regalò uno stipendio al primogenito Riccardo (da non confondere con Renzo, il «trota»). 

Però i grillini promettevano di ripulire la politica. Invece si sono ridotti a distribuire «redditi di cittadinanza» a propri attivisti disoccupati. In fondo, fa parte del loro programma.
Mauro Suttora


Grillo ne espelle due e ne nomina 5


di Mauro Suttora

Oggi, 3 dicembre 2014

Con Beppe Grillo non ci si annoia mai. Una mattina si sveglia e decide che avere espulso un terzo dei suoi senatori in un anno e mezzo non gli basta. Decreta che altri due deputati non avrebbero rispettato le regole del suo movimento sui soldi da restituire, e ricomincia con le purghe. Quelli pubblicano su Facebook le ricevute dei versamenti di metà del loro stipendio. Niente da fare.

La sarda Paola Pinna ha osato donare qualche migliaio di euro alla Caritas di Olbia dopo l'alluvione di un anno fa, invece di buttare i soldi in un fantomatico conto ministeriale per le piccole e medie imprese che non ha ancora erogato un centesimo. «Conflitto di interessi, voto di scambio!», tuonano sui siti del Movimento 5 stelle (M5s) gli "influencer", fedelissimi della società Casaleggio & Associati incaricatidi spargere il verbo. Come se la Caritas fosse la mafia, che ricambierà il favore ricevuto dalla “furba” Pinna.

L'altro reprobo è Massimo Artini, un toscano che appena un mese fa ha mancato per soli dodici voti (44 a 32) l'elezione a nuovo capogruppo dei deputati 5 stelle. Un pezzo grosso, quindi, con un largo seguito. Proprio come Luis Orellana, il senatore che prima della cacciata a marzo era il candidato presidente del Senato del movimento, e poi aveva perso di un soffio con Nicola Morra la guida del gruppo. Insomma, appena rischia di emergere un non fedelissimo a Grillo e a Gianroberto Casaleggio, loro inventano qualche scusa per farlo fuori.

I processi sono una farsa. Anzi, non ci sono proprio. Tre millenni dopo Salomone, i grillini non hanno ancora imparato che prima di giudicare bisogna almeno sentire entrambe le campane. Il diritto alla difesa è sconosciuto in Grillolandia. L'ex comico rovescia sul malcapitato di turno una valanga di accuse, e subito dopo chiede agli iscritti di votare immediatamente sì o no all’epurazione sul sito privato della Casaleggio & Associati. Senza preavviso. 

Nessun controllo esterno sulla regolarità del voto. Nessuna distinzione individuale fra gli imputati, da condannare in blocco come infoibati legati fra loro col fil di ferro. Nessun verdetto dell'assemblea dei parlamentari, come richiesto dal regolamento. Si vota solo fino alle 19, e peggio per chi lavora o non sta sempre appiccicato al telefonino. Giustizia-lampo. Il modello è l'ordalia Gesù/Barabba. Ma loro lo chiamano «giudizio della Rete». Inappellabile.
 
Stessa commedia il giorno dopo. Grillo decide di nominarsi cinque vice. Viola lo statuto del movimento, scritto da lui nel 2009, che all'articolo 4 vieta i dirigenti di partito: «Nessun organismo intermedio fra votanti ed eletti». L'unico non campano è il romano Alessandro Di Battista, ex collaboratore della società Casaleggio. Tutti deputati, nessun senatore.

Quota rosa per Carla Ruocco, bella e borghesissima signora di Posillipo con erre moscia. Gradimento della sua pagina Facebook (termometro della simpatia online): 36mila «mi piace», contro i 185mila della popolana ma popolare Paola Taverna. Gli altri: Luigi Di Maio, Roberto Fico (presidente della commissione Vigilanza di quella Rai che il programma 5 stelle voleva invece privatizzare) e Carlo Sibilia, avellinese complottista convinto che il club Bilderberg governi segretamente il mondo, ma dubbioso riguardo allo sbarco sulla Luna.

Commenta la senatrice marchigiana Serenella Fucksia, 48 anni, medico del lavoro, soprannominata «Sharon Stone a 5 stelle»: «Il direttorio nominato da Grillo? Almeno da fantasma diventa ufficiale. Da movimento ci trasformiamo in partito. Le espulsioni? Assurde nelle motivazioni, e soprattutto nel metodo. Gli scontrini? Una ridicolata. Le regole? Un po' cambiate, un po' ignorate. Dopo il risultato deludente alle europee e alle regionali il metodo appare fragile. Siamo lontani dalla democrazia diretta, e di certo non un modello di vera democrazia. Ma in Italia non ci sono esempi migliori. E gli errori, in un movimento nuovo, sono inevitabili».

In rete questa volta gli attivisti si scatenano contro i dirigenti nominati dall'alto, non votati, da ratificare in blocco. I server privati della Casaleggio annunciano un sospetto 90% di sì. Ma davanti alla villa di Grillo a Marina di Bibbona (Livorno) i militanti protestano. Fra loro, perfino la compagna del neosindaco 5 stelle di Livorno. Con Grillo non ci si annoia mai. Però i suoi adepti non si divertono più.
Mauro Suttora

giovedì 20 novembre 2014

bella intervista di Taverna a Cuzzocrea (Repubblica)

bella intervista, sincera, senza l'insopportabile propaganda tipica dei "politici" (di professione)


Taverna: "Tor Sapienza? Noi M5S non abbiamo capito"

L'ex capogruppo dei 5 stelle al Senato dopo la lite nel quartiere di Roma: "Non è colpa dei romani. Bruttissimo il paragone con i politici"

di Annalisa Cuzzocrea

Repubblica, mercoledì 19 novembre 2014

ROMA. Paola Taverna parla con lo stesso accento di chi la periferia romana la conosce bene. Forse per questo, non si aspettava le contestazioni di Tor Sapienza. Il giorno dopo la brutta serata, l'ex capogruppo dei 5 stelle al Senato non è pentita di quella che alcuni suoi colleghi - a bassa voce, alla buvette - definivano ieri "una passerella mediatica andata male". "Non abbiamo litigato, è stato un faccia a faccia, ci dovevamo annusare e riconoscere - dice lei, salita alla ribalta, per la prima volta, grazie a una poesia in romanesco contro i "dissidenti" - Quello che avete sentito in quei video è il linguaggio di borgata , quello m'ha imbruttito, e io gli ho imbruttito, muso a muso. Nun c'ho paura".

Come sta dopo essersi sentita dire che lei è un politico, e che il Movimento 5 Stelle non è la Caritas?
"Io quelle zone le vivo, e quelle persone non le avevo mai viste. Già oggi, mi sono arrivate centinaia di email che mi dicono: "Torna, vieni, facciamo un'agorà"".

Tornerà?
"Passato questo momento di rabbia, certo. Sono contenta che si siano accesi i fari sulle periferie, anche se lì lo scontro non era motivato, sono anche andata a visitare il centro di accoglienza... qualcuno ha soffiato sul fuoco".

Chi?
"Associazioni di quartiere, persone che volevano distogliere l'attenzione dalla zona. In quei vialoni c'è lo spaccio, lì hanno infilato tutta la monnezza di Roma. Davanti a quel campo Rom passo da vent'anni, ma coi ragazzi del Movimento che stanno lì mi sono incazzata: ho detto "stiamo sbagliando qualcosa, questa roba la dovevamo percepire". Poi però lo so che non è colpa loro, che le cose sfuggono di mano".

Com'è stato, sentirsi identificare con la casta?
"Bruttissimo. Da quando sono qui dentro ho lottato per mantenere la mia identità. Non prendo 14mila euro al mese, noi restituiamo, ma anche 3000 in vita mia non li avevo mai avuti. Non mi ero resa conto che la gente fuori ci vede come loro. Non riusciamo a far passare quello che facciamo. Sono due anni che mi batto per far passare la mia legge sullo screening neonatale".

Avete fatto degli errori?
"Renzi ci ha tagliato le gambe con la decretazione d'urgenza, e siamo stati fagocitati del sistema. Dobbiamo cambiare, portare nei palazzi tre temi nostri: il reddito di cittadinanza, il no all'euro, un altro, ma poi tornare in mezzo alla gente. Perché senza un partito vero e senza aver dietro i cittadini siamo un ibrido che non va da nessuna parte".

Lei è arrivata tardi a Tor Sapienza, le è stato chiesto di andare a nome del Movimento?
"Sono andata di mia iniziativa, e non l'ho fatto subito perché non volevo la ribalta mediatica. Volevo parlare con i cittadini, dire loro di andare a farsi sentire in consiglio comunale, di non delegare il primo che passa. Non mi frega chi votano".

Pentita?
"Non mi sarei mai perdonata di non averci messo la faccia. È facile andare dove si ricevono applausi, ma io sono così: sò vera, e so che alla fine la mia verità passa. Accetto le critiche. Alcune ce le siamo meritate: una volta capito di essere finiti in un ufficio delle carte perdute - perché questo è - bisognava stare più sulla strada, e meno nei palazzi".

lunedì 3 novembre 2014

La fortuna del M5s: gli altri


di Marco Travaglio, condirettore de Il Fatto quotidiano

settimanale Oggi, 29 ottobre 2014

Il successo dei 5Stelle è assolutamente indipendente da quello che dicono e fanno: finchè non saranno scoperti anche loro a rubare o a mafiare, saranno sempre visti come l’unica alternativa radicale al sistema politico, anzi al sistema di potere che comanda in Italia. 

E quando dico “dagli italiani”, intendo da tutti: sia quelli che ancora preferiscono tenersi questo sistema, sia quelli che vorrebbero rottamarlo subito e per davvero. Se il sistema riesce a rinnovarsi in meglio (come molti oggi pensano sia avvenuto con  l’avvento di Renzi), gli elettori di Grillo si assottigliano (com’è accaduto alle Europee di maggio). Se nei prossimi mesi gli italiani ipnotizzati dal premier scoprissero che il cambiamento è solo di facciata e non incide sulla vita quotidiana per farci uscire dalla crisi, tornerebbero gonfiare le vele della navicella grillina. Un po’ per convinzione, un po’ per disperazione: all’insegna del “proviamo anche questi”. 

In fondo, finchè non si misureranno col difficile compito di governare, Grillo e i suoi ragazzi resteranno “vergini”. E potranno presentarsi come gli unici che non hanno colpe nel disastro italiano. Gli unici che si sono opposti a chi l’ha causato. Gli unici che hanno rinunciato a 42 milioni di fondi pubblici e restituito la quota non spesa di diarie e indennità, devolvendola al micro-credito per piccole imprese. 

I loro errori, le loro risse interne, le loro espulsioni hanno molta presa sui giornali, ma all’elettore medio non fregano nulla. La vera sfiga, per i 5Stelle, sarebbe una classe dirigente che governi bene e non rubi. La loro fortuna è che non si è ancora vista.

venerdì 31 ottobre 2014

Voto senza risultati: primizia mondiale

Vincenzo Giordano, candidato sindaco 5 stelle a Reggio Calabria (2% il 26 ottobre 2014), alla domanda "Di quanto avevate prevalso sull'altra lista del movimento alle primarie?", risponde: "Lo staff purtroppo non ce lo ha mai comunicato". 

Continuano quindi, dopo le primarie alle europee, i voti segreti, di cui non si sanno i risultati. Una primizia mondiale: mai, nella storia delle democrazie da Atene in poi, i risultati di un voto non sono stati resi pubblici. Giusto i papi in Vaticano 

Duro attacco del direttore di Panorama a Grillo

http://www.panorama.it/news/la-stanza-del-direttore/beppe-grillo-morte-politica-attore/

mercoledì 17 settembre 2014

Silvia Giordano (M5s) lancia Slasfida

Dopo le docce gelate: ecco la vita quotidiana di una malata

“MIA MAMMA HA LA SLA: È UN INCUBO”

«Noi familiari siamo lasciati soli», denuncia Silvia Giordano, deputata 5 stelle. «La ricerca è importante, ma intanto bisogna assistere i pazienti. Perciò propongo di raddoppiare i fondi»

di Mauro Suttora

Oggi, 10 settembre 2014

«Quattro anni fa, un dolore al piede destro». Da allora è iniziata la via crucis. Silvia Giordano, 28 anni, deputata 5 Stelle dal 2013, assiste a casa a Salerno la mamma 62enne, colpita da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica). La malattia, che paralizza progressivamente i muscoli e non lascia scampo, si è manifestata quattro anni fa. La signora ha dovuto sottoporsi a tracheotomia per respirare e a gastrostomia per essere nutrita. «Per parlare chiude gli occhi quando le mostriamo la lettera giusta con le dita». 

La Giordano ora lancia la campagna «SLAsfida» (www.slasfida.it) per la raccolta fondi sia per la ricerca, sia per l’assistenza, e chiede al governo di portare il Fondo per la non autosufficienza da 300 a 600 milioni annui.





La vera «doccia fredda», per la famiglia Giordano di Salerno, arrivò quattro anni fa. «Mia madre iniziò ad accusare dolori al piede destro», racconta Silvia, 28 anni, deputata 5 Stelle dal 2013. «Ogni tanto perdeva l’equilibrio, cadeva. Io la prendevo in giro pensando che fosse solo più distratta del solito. Con la testa tra le nuvole. Ma le cadute continuavano, e una le causò una frattura. 
All’epoca vivevo solo io con lei. Pensavo: “È una frattura, passerà”. Un giorno, però, voleva dirmi di non mettere troppo caffè nel latte. Aprì la bocca, emise dei suoni, ma non riuscivo a capirla. Pensavo che anche quello fosse un semplice momento, ma giorno dopo giorno mi accorsi che le cose peggioravano. Parlava male e controllava sempre meno il suo corpo. Facemmo dei controlli. Era la Sla, sclerosi laterale amiotrofica».

E lì cominciò l’incubo.
«Sì. Chiamai mia sorella e mio fratello per capire cosa fare. Ci ritrovammo soli, del tutto soli. Non sapevamo a chi rivolgerci, cosa aspettarci. A Salerno sembrava impossibile trovare un aiuto. L’unico dottore che ci aiutò a capire vagamente cosa sarebbe accaduto fu un neurologo,che dopo i vari esami disse: “Signora lei ha la Sla, presto non si muoverà più, non riuscirà a parlare, le dovranno fare la tracheotomia per respirare e nel giro di tre anni probabilmente morirà”».

Fu così diretto?
«Quelle furono le sue parole. Mia madre cadde in depressione. Noi figli cercavamo di darle forza, di farla uscire, facevamo di tutto per vederla almeno sorridere. Nulla. Da allora decise di non uscire più di casa, se non per le visite mediche. La vedevo ogni giorno piangere o bloccarsi. Ogni tanto provava a parlare, ma si innervosiva perché non riuscivamo a capir- la. A luglio 2013 pesava 43 chili, per respirare aveva una mascherina collegata a una macchinetta che le copriva il volto. Decidemmo di farle fare una tracheo e una Peg, cioè una gastrostomia endoscopica percutanea, perché non riusciva più a mangiare normalmente. Da allora migliorò, mise peso, respirava meglio. Un sollievo, si era stabilizzata. Ma poi sono iniziate le avventure più assurde».

Cioè?
«Dottori che non si trovano, assistenza domiciliare praticamente assente, perso- nale dell’Asl che non sa usare i nuovi sistemi informatici e quindi non possono prescrivere l’ossigeno, infermiere che sbagliano il cambio del catetere, per non parlare dei laboratori che sbagliano a prelevare l’urina per l’esame. Mi sono sentita dire che il problema è che in Campania c’è “abuso d’ossigeno”».

Che vuol dire?
«Non si sa. E poi, il semplice permesso per disabili per l’auto. Per averlo devo andare con mia madre all’ufficio di medicina legale. Lì c’è un solo parcheggio per disabili perennemente occupato, il che è ovvio. L’ufficio è al primo piano. C’è l’ascensore, ma dopo sei scalini. Ma fa nulla, questo è il minimo. Gliene dico un’altra: hanno aggiustato le strade del quartiere dove abito, un bel lavoro davvero, mi hanno messo anche una palma sotto casa. Peccato che il parcheggio per disabili che prima avevo sotto il portone adesso sia scomparso. Ma sdrammatizziamo, è solo folklore. Perché altrimenti dovrei dire incompetenza, mancanza di rispetto...»

La sua mamma non parla più?
«No. Ora ha 85 di pressione massima, l’emoglobina a 8, e un’infezione batterica di 100.000 germi/ml. Non parla. Parliamo noi per lei utilizzando le dita della mano. Ogni dito è una lettera dell’alfabeto, quando pronunciamo quella che lei ha in mente chiude gli occhi. E poi ripartiamo. Lettera per lettera, parola per parola».

Non ci sono i puntatori oculari?
«Dovrebbe passarlo l’Asl, ma qui a Salerno nessuno conosce la procedura. Comprarlo? Impossibile. Costa attorno a 20 mila euro, e i nostri soldi li impieghiamo per alcuni medicinali, ma soprattutto per pagare persone che possano aiutarci, visto che l’assistenza, l’Italia in genere, e la Campania in particolare, non sa neanche cosa sia».

Insomma, assistere migliaia di malati non autosufficienti costa.
«Io nonostante tutto mi ritengo fortunata, ho una famiglia che mi aiuta, ho uno stipendio e ringraziando il cielo mia madre ha una pensione. Ho lo sguardo di mia madre, che vale più di mille altre cose. Ma soprattutto ho la coscienza pulita e non ho bisogno di pulirla con una secchiata di acqua gelida».

Che cosa propone?
«Avere i servizi che ci spettano, non vedere calpestati i diritti dei malati perché il governo preferisce dare soldi per gli aerei da guerra F35 o per gli azionisti della banca d’Italia. Capisco che cantanti o attori facciano pubblicità per le donazioni con l’Ice bucket, ma chi è al governo ha il potere di cambiare le cose».

Quindi, in concreto?
«Ho lanciato la campagna SLAsfida (www.slasfida.it) con il Movimento 5 stelle per raddoppiare a 600 milioni di euro il tetto minimo del Fondo per la non autosufficienza. Dal sito si possono fare donazioni all’Aisla, l’Associazione italiana per la Sla. Affinché anche i malati che non hanno i mezzi per farsi assistere, o una famiglia facoltosa alle spalle, possano essere trattati decentemente».


LE CIFRE: MALATI, SOLDI, POLEMICHE

• In Italia non si sa quanti siano i malati di Sla, perché non esiste un registro nazionale: le stime variano da 4 a 6 mila. L’unica certezza è che ogni anno ci sono un migliaio di nuovi casi (due ogni 100 mila abitanti).

• «In un mese abbiamo ricevuto quanto raccogliamo in un anno», dice Alberto Fontana, tesoriere dell’Aisla (Associazione Italiana Sla), «una vera sorpresa che aiuta la ricerca medica perché, come spesso accade, su questo tipo di malattie le case farmaceutiche non hanno un interesse commerciale». In concreto, il tormentone delle secchiate di acqua gelida ha fruttato finora un milione e mezzo di euro in Italia e oltre cento milioni negli Stati Uniti. La raccolta continua almeno fino al 21 settembre, Giornata nazionale della Sla. 

• L’Aisla, presieduta dall’ex calciatore, dirigente sportivo e deputato Pd Massimo Mauro, nel 2013 ha raccolto 1,8 milioni. Di questi, 1,1 milioni sono andati a ricerca e assistenza. Il personale è costato 373 mila euro. I dirigenti non percepiscono stipendio. 

• Negli Usa la Sla Foundation è accusata di destinare solo il 27% dei fondi in ricerca, e il 20% in assistenza ai malati. Il resto va alla formazione professionale (32%), al fundraising (14%) e al personale (7%). La presidente Jane Gilbert ha uno stipendio di 339 mila dollari. 

• Malati di sla sono stati il calciatore Stefano Borgonovo e Luca Coscioni, fondatore dell’omonima associazione radicale che si batte per la libertà di ricerca e l’adeguamento del «nomenclatore tariffario» (ausili per i disabili). La Fondazione Vialli Mauro finanzia ricerche su Sla ma anche sul cancro, e opera nello sport.

Mauro Suttora

domenica 7 settembre 2014

Ferie per figli malati terminali


Lavoro: Taverna(M5S), governo approvi nostra proposta su cessione ferie


(ASCA) Il ''governo approvi le proposte di legge di M5S e Lega per la cessione di ferie a genitori che devono assistere i figli malati terminali''. E' l'appello all'esecutivo della senatrice del M5S Paola Taverna, componente della commissione Sanita' del Senato. ''Siamo felici di leggere - scrive in una nota Taverna - che alla Camera dei deputati la Lega ha depositato lo stesso ddl che il M5S ha presentato al Senato per la cessione di ferie ed ore di permesso da parte di colleghi a genitori che debbano assistere i propri figli nei loro ultimi giorni di vita in drammatici casi di malattie terminali''.

 ''La legge - prosegue la senatrice Taverna - , gia' in vigore in Francia, ci e' stata suggerita da una mamma che ha visto andare via il proprio bambino dovendosi dividere tra lui e il lavoro, quando si puo' permettere che il cuore immenso degli italiani e il costo zero per questa iniziativa renda anche i momenti piu' drammatici meno difficili. E' difficile condividere con questa classe politica progetti, in questo caso saremo felici di portare avanti e lottare per una iniziativa di buon senso che vede due diverse opposizioni nei due rami del Parlamento perfettamente in accordo su un provvedimento. Sara' capace il governo di negare anche questo agli italiani?''.

giovedì 4 settembre 2014

sondaggio: M5S +3%, Pd -5%


primo sondaggio Lorien dopo l'estate

Pd perde il 5%, FI precipita al 14,5
M5s riprende a crescere (+3%). La Lega Nord si arresta

Italia Oggi, 4 settembre 2014

di Franco Adriano

A oltre sei mesi dall'insediamento, il giudizio positivo sul governo Renzi (56%) è su livelli non dissimili da quelli del governo Letta dopo lo stesso periodo (che da quel punto visse poi un lento e continuo declino).

A fare le spese di questo calo di fiducia nel governo sono ovviamente in primo luogo le intenzioni di voto verso il Partito democratico e, ancor più, il numero complessivo dei dichiaranti il voto. Rispetto all'ultimo rilevamento di luglio, infatti, il Pd perde 5 punti percentuali attestandosi al 40%, mentre torna a crescere di tre punti percentuali il M5S risalendo al 21%. Continua il declino di Forza Italia (14,5%), lasciando sul terreno più di due punti percentuali rispetto alle elezioni europee.

Il calo della partecipazione favorisce anche i partiti più piccoli: le sinistre soprattutto (al 4%), mentre tiene Fratelli d'Italia (al 3%). Diversamente la Lega Nord (6,5%) subisce una battuta d'arresto dopo il successo della campagna elettorale per le Europee e l'incremento negli ultimi mesi (fino al 7%). Il Nuovo Centro Destra si mantiene sulla soglia del 4% con una flessione di mezzo punto.

Siamo tutti in crisi

Tutti gli indicatori della crisi sono in peggioramento. Oggi l'81% degli italiani si sente personalmente colpito dalla crisi economica (+4% rispetto a soli due mesi fa). Crolla ad appena il 50% l'indice di fiducia nel futuro (-7% in due mesi).

L'agenda degli italiani

Il problema del lavoro in Italia resta il tema prioritario per la totalità dei cittadini (96%).
La preoccupazione maggiore, dopo il lavoro, è quella del terrorismo internazionale (il 72%). La paura di guerre e atti terroristici è aumentata di ben 24 punti percentuali. In tema di immigrazione l'80% giudica positivamente il passaggio da Mare Nostrum a Frontex Plus.



Cresce l'astensione, ma M5S fidelizza l'elettorato

di Antonio Valente
direttore istituto Lorien

Se la credibilità del governo continua a crollare, visto che gli italiani vi avevano riposto una fiducia forte, le conseguenze costituiranno un fenomeno importante. Renzi sembra pagare pegno sull'impianto della promessa annunciata con realizzazione immediata. In questa direzione c'è stata sovrabbondanza di informazioni ma con una pochissima presa sull'opinione pubblica.

Emerge, infatti, che negli ultimi due mesi la cronaca internazionale ha surclassato nell'interesse quella italiana. Anche l'emergenza immigrati, che desta preoccupazione nel 90% degli italiani, è legata al contesto internazionale.

In particolar modo si riscontra l'effetto del calo di affluenza, dal 67% al 57%, che colpisce tutti i partiti, in particolar modo il Pd (che perderebbe quasi un milione di voti); ma non il M5S, che ormai si configura come un partito composto da un elettorato fedele in crescita: se lo zoccolo duro del Pd è quantificabile in 7 milioni di voti, M5S oggi può contare su quasi 4 milioni di convinti sostenitori.

Il clima legato all'effetto-Renzi si è deteriorato, dunque non è un caso se le forze più in salute sono, oltre al M5S, Lega Nord, Fratelli d'Italia e le forze della sinistra.



http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1918541&codiciTestate=1&sez=giornali&testo=&titolo=Pd%20perde%20il%205%,%20FI%20precipita%20al%2014,5

http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1918543&codiciTestate=1&sez=giornali&testo=&titolo=Cresce%20l'astensione%20ma%20M5S%20fidelizza%20l'elettorato

domenica 31 agosto 2014

Casaleggio ancora a Cernobbio

Casaleggio per il secondo anno consecutivo ha accettato di essere «docente» a porte chiuse al Seminario Ambrosetti di Cernobbio (massima riunione italiana dei "poteri forti", la Bilderberg italiana) il 5-7 settembre 2014, in una sessione sui modelli educativi: il partner politico di Grillo è ormai un professore di banchieri ed eurocrati.


A Cernobbio ci sarà anche Sergio Marchionne, mai visto prima al meeting. A contorno, i presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini, e mezzo governo Renzi: da Lupi a Lorenzin; da Padoan a Guidi; da Poletti ad Alfano e Maria Elena Boschi. Presenti anche tre ex premier: Prodi, Letta e Monti.

commento di Federico Geremicca su La Stampa

martedì 19 agosto 2014

Merlo, Dibba e il Califfo


MEGLIO I DIAVOLI O I MINCHIONI?

Di Battista, il Kissinger di Grillo, fa l’elogio dei terroristi dell’Isis

di Francesco Merlo

17 agosto 2014 la Repubblica

Meglio i diavoli o i minchioni? C’è anche l’elogio babbione del terrorismo dell’Isis (“sola arma rimasta a chi si ribella”) dentro ai lunghi e scombiccherati manifesti di politica estera di Alessandro Di Battista, il Kissinger di Beppe Grillo, ispirato alle e-patacche del Web, università Casaleggio Associati. Nulla a che vedere con i mille Satanasso d’antan a cui eravamo abituati e che erano ispirati a cattivi maestri blasonati d’accademia. Gli amici di Gheddafi, di Saddam, di Khomeini, di Fidel Castro e del sub comandante Marcos, ma anche i nazimaoisti, i Nar filo falangisti libanesi, e gli antisomozisti di Terza Posizione, i filobrigatisti e i simpatizzanti di Pol Pot sino ai troskisti e ai filgi di Stalin erano tutti armati di libri veri, dai classici maltrattati di Gramsci e Togliatti, e poi Foucault ed Althusser, passando per la tigre Evola, per De Benoist e per ‘I Proscritti’ di Von Solomon sino ai Nomadi di Attali e all’Impero di Toni Negri.


E invece Di Battista che è, nientemeno, il vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, ritrova nel messianesimo squinternato di Casaleggio il brodo della destra antiamericana, contro le multinazionali e contro l’Occidente, dentro al quale era cresciuto grazie al papà ultramissino. E frullandolo con vecchi fantasmi di sinistra e con l’antisemitismo di Grillo qua e là persino si imbatte – per errore – in qualcosa di vero, ma non ha piu bisogno di citare Marx o Heidegger perché ha ben altri maestri: “come disse Beppe Grillo in uno dei suoi spettacoli illuminanti…” .


Dunque Di Battista, che già aveva raccontato le sue avventure d’autostop in Centroamerica con un libro inchiesta intitolato “I sicari a cinque euro” edito da Casaleggio, ieri ha appunto pubblicato sul blog della casa il libretto rosso della politica estera grillina che, senza offesa, non è possibile prendere sul serio né con l’indignazione né con l’analisi critica neppure per demolirlo benché cominci subito con un errore blu definendo “tre popolazioni” i curdi, i sunniti e gli sciiti, che in geopolitica è come scrivere squola con la q.


La verità è che si tratta di un insaccato misto del cattivo umore e dell’irresponsabilità del web, dove c’ è ovviamente la Cia, perché non c’è bomba e non c’ è delitto e non c’ è dittatore che Di Battista non attribuisca alla k di Amerika: “Mi domando per quale razza di motivo si prova orrore per il terrorismo islamico e non per i colpi di stato della Cia”. E così evoca un gorgo, un maëlstrom di schifezze, che coinvolge Opec, United Fruit company, Eni, Cosa Nostra, Enrico Mattei, Buscetta, Giovanni Falcone, Mauro De Mauro, Donald Rumsfeld, l’11 settembre “ che è panacea per il grande capitale americano”…

E’ una grandine di acronimi, sigle e nomi che piovono come droni: i Paesi dell’ALBA, il Ttip, l’Iraq Petroleum Company, Qasim, le sette sorelle, il Desert storm, e ancora Lokheed Martin, Boko Haram, Al-Bakr… E’ insomma una specie di parodia del linguaggio da Foreign Office a cura di Beppe Grillo, un goliardico copia-incolla alla Travaglio, che è forse l’unico tazebao a cui questi jihadisti a 5 stelle si appoggiano, la sola prosa scritta fuori dal web che frequentano: Travaglio è il loro Althusser.


Senza addentrarci nel già noto antisemitismo di Grillo, ovviamente riecheggiato da Di Battista, e nel solito, ormai scontato verminaio di disprezzo, insulti e gogne, è giusto ricordare come attenuante clinica l’autobiografia da Chatwin samaritano di cui va fiero questo povero deputato che se fosse al posto dei terroristi dell’Isis “ una sola strada avrei per difendermi a parte le tecniche non violente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana” .


Sempre in giro in Patagonia, Cile, Bolivia, Amazzonia, Ecuador, Colombia, Perù e Nicaragua… è stato “cooperante in Guatemala” e nessuno sa cosa significa ma ha un bel suono da grillino planetario, ovviamente in autostop, ben al di là del famoso “giro e vedo di gente” di Nanni Moretti. Ancora più densa di umanità grillina è l’auto qualifica di “specialista di microcredito in Congo”. Ma ecco il più misterioso e dunque affascinante lavoro di Di Battista: “Ho curato progetti di sviluppo nei Paesi australi”.


Laureato in spettacolo a ‘Roma tre’, avrebbe voluto fare l’attore e dunque tentò, purtroppo invano, un provino per Amici. Gli è però rimasta la voglia di farsi protagonista: “Sono pronto a fare il premier” disse a Daria Bignardi. E ha infatti partecipato a tutte le zuffe politiche riprese dalla televisione. Provocare per apparire è il disturbo catodico che lo rende mattacchione, pronto a dare dell’indecente alla Boldrini o a scrivere appunto l’elogio dei macellai dell Isis, di cui vi risparmiamo altri particolari, ma anche a battersi per fare una legge “contro la bistecca”, “perché la carne fa male”, e può ben dirlo lui che dice di essersi “occupato di Diritto dell’alimentazione per conto dell’Unesco”.


Tutti lo ricordiamo quando al troppo mite Roberto Speranza ripeteva, come un invasato:” Tagliati lo stipendio, tagliati lo stipendio, tagliati lo stipendio. Gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane” . E subito dopo, fisso sulla telecamera, con un’intransigenza da eroe nazionale: “Guardategli gli occhi, io li ho visti. Bisogna guardare gli occhi a questa gente per capire che vogliono fare gli interessi dei banchieri”.

Insomma è un picchiatello il grillino al quale ora piace il Califfato e vorrebbe “trattare” con i tagliagole, “elevarli a interlocutori” perché il terrorista “non è un soggetto disumano con il quale non si può parlare…”. Ecco: con la mafia no, con Berlusconi mai, ma all’Isis Di Battista offre lo streaming…


Abbiamo avuto nel nostro Parlamento diavoli in forma di ladri e di mafiosi, ora abbiamo i Giufà e i Bertoldo di cui Di Battista è in fondo il caso limite, il più goffo e il più ingenuo nella nuova classe dirigente di pasticcioni e di inadeguati velleitari. Ed è il solo che nessuno prenderà sul serio nella dilagante minchioneria infantile che è la fase terminale della crisi italiana. Meglio i diavoli dei minchioni.

mercoledì 23 luglio 2014

Chi è Luigi Di Maio

IL 5 STELLE BON TON PIEGA ANCHE GRILLO

Emergenti: chi è la promessa pentastellata che fa "ragionare" perfino il leader.

Per il troppo lavoro ha perso la fidanzata e continua a rimandare la laurea. Vicepresidente della Camera a soli 26 anni, Luigi Di maio ora tratta con Renzi e fa rientrare nel gioco il movimento

Oggi, 16 luglio 2014

di Mauro Suttora



A 26 anni Giulio Andreotti e Aldo Moro non erano neppure in Parlamento. Bettino Craxi era solo consigliere comunale, Matteo Renzi un oscuro segretario provinciale Ppi. E Silvio Berlusconi non aveva ancora visto un mattone. Luigi Di Maio, invece, è diventato vicepresidente della Camera.

Se c’è un wonder boy della politica oggi in Italia, è lui. Undici anni meno del premier, ma quanto a parlantina e aplomb gli tiene testa. Lo ha notato l’Italia intera, quando il napoletanino del Movimento 5 stelle (M5s) ha affrontato Renzi in streaming. Risultato: ora Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio si fidano solo di Di Maio. Che così è diventato il numero uno del secondo partito italiano.

Ci ha messo appena un’ora e mezza a far fare dietrofront perfino al proprio capo. Grillo aveva di nuovo insultato Renzi: «ebetino», e anche «ebetone». Lui si è messo al telefono, e pazientemente lo ha convinto: la trattativa col Pd continua. Nessuno screzio fra i due, solo fiducia. «Imparo sempre da Di Maio, anche quando sta zitto»: così, come sempre scherzando ma non troppo, il fondatore dei 5 stelle lo aveva incoronato candidato premier prima delle europee.

Poi il disastro, perso un voto su tre, e soprattutto Renzi col doppio dei consensi: 40 per cento a 21. Allora Grillo e Casaleggio hanno aperto furbi al Pd: «Facciamo insieme la riforma elettorale». Obiettivo: far fuori Berlusconi e il suo patto del Nazareno con Renzi. Rimettendo in gioco i sei milioni di voti del M5s, finora congelati in un’opposizione dura ma con pochi sbocchi.

E chi meglio del genietto di Pomigliano d’Arco come volto della svolta costruttiva?
Di Maio ha un padre impresario edile nonché, come il collega Alessandro Di Battista (il suo opposto: esagitato ed esagerato), fascista: prima Msi, poi An. Lui, invece, è troppo giovane per non essere vergine. Mamma Giovanna è prof di italiano e latino allo scientifico.

Come Renzi, ha cominciato a «rompere le balle» già al liceo. E ha continuato da capetto anche all’università di Napoli: fonda una lista, diventa subito presidente pure lì: del consiglio degli studenti. Oltre a consigliere della facoltà di Legge.

Fanatico dei computer, segue Grillo dal primo Vaffaday del 2007. L’impegno politico gli fa perdere due cose: la laurea (è ancora fuoricorso, ora vuole recuperare online) e la fidanzata (troppo indaffarato, ora pare pratichi l’endogamia con la pentastellata Silvia Virgulti, bella tv coach che gli ha insegnato a ben figurare sullo schermo).

Trombato alle comunali nel 2010 (neppure papà votò per lui, 59 preferenze), due anni dopo alle primarie per diventare deputato gli bastano 189 voti. E pochi minuti per convincere gli altri cento deputati 5 stelle, digiuni di politica, a designarlo vicepresidente della Camera.

Dopo un anno molti, anche negli altri partiti, lo preferiscono alla presidente Laura Boldrini. Ineccepibile, autorevole, equilibrato, ha imparato a memoria il regolamento e infligge espulsioni: su tredici deputati che ha fatto cacciare dall’aula, ben otto sono grillini. Altro che salire sui tetti.

Ciononostante è amato (o almeno non detestato) anche dai 5 stelle oltranzisti. La pantera 45enne Paola Taverna gli è affezionata: «Però col Pd dev’essere meno moscio, sennò sembriamo Fantozzi». Il senatore Michele Giarrusso lo stima ma scherza agrodolce: «La trattativa Renzi-Di Maio? Facciamo giocare un po’ i ragazzini, in realtà il Pd non è cambiato».

Lui procede imperterrito, come quei partenopei più severi e disciplinati degli svizzeri. Mai una parola fuori linea, mai una virgola non sintonizzata col vertice Grillo&Casaleggio. Ma riesce anche a non apparire pedissequo. Con i proconsoli onnipotenti del gruppo Comunicazione, veri guardiani dell’ortodossia (l’ex Grande Fratello Rocco Casalino e l’ex assistente della Taverna, Ilaria Loquenzi), dirige di fatto il M5s. Il cui slogan era «Uno vale uno». Ma Di Maio ora vale tanto.
Mauro Suttora  

giovedì 12 giugno 2014

Hanno incassato bene

I 5 stelle non si sono demoralizzati dopo la sconfitta alle Europee. Hanno incassato bene. Ecco il comizio della senatrice Paola Taverna a Civitavecchia il 5 giugno. Tre giorni dopo lì è stato eletto un sindaco grillino col 66% dei voti

domenica 1 giugno 2014

Silvia Incerti, miss 5 stelle

ecco la incantevole Silvia Incerti, eletta consigliere comunale del Movimento 5 stelle a Reggio Emilia il 25 maggio 2014. Sei anni fa posò per questo calendario sexy in onore di Romano Prodi. Ora è passata a Grillo. In nome della trasparenza


domenica 20 aprile 2014

parla Casaleggio


intervista di Gianni Barbacetto e Peter Gomez

Il Fatto, 20 aprile 2014

Gianroberto Casaleggio è dimagrito e porta un cappellino giallo che nasconde i segni di un’operazione alla testa. Lo incontriamo mercoledì 16 aprile. Matteo Renzi non ha ancora illustrato il suo piano per aumentare gli stipendi. Ma è chiaro da un pezzo che sta facendo proprie molte parole d’ordine anticasta del Movimento 5 stelle.

Casaleggio, non teme che vi porti via tanti elettori che provenivano dal centrosinistra?

Noi abbiamo dimostrato di essere coerenti. Uno può magari non essere d’accordo con le nostre posizioni, ma quello che abbiamo detto è quello che abbiamo fatto, a partire dalla rinuncia ai 42 milioni di euro di finanziamento pubblico. Dunque non abbiamo alcuna paura di Renzi. Semmai dovrebbe averne paura Berlusconi, visto che Renzi è un suo clone. Può darsi che prenda molti voti che erano di Berlusconi, non del Movimento 5 stelle.

Non pensa che i vostri toni facciano paura a molti elettori?

Se tu sei in una stanza dove tutti gridano, e gridano tutti una cosa diversa, che di solito è una menzogna, o tu alzi il tuo volume, o nessuno ti sente. Il nostro alzare i toni è spesso una necessità per farci sentire.

Voi dite di battervi per la democrazia. Ma come funziona la vostra democrazia interna? Tanti vostri parlamentari sono stati espulsi con procedure senza regole certe.

Capisco la domanda, non la rifiuto. Ma il passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia diretta è un passaggio culturale che richiede un’adesione. Se uno è abituato a un’altra visione della democrazia, può sembrare strano il nostro modo di fare. Ma la nostra posizione è molto semplice: noi abbiamo poche regole; queste regole non sono imposte a nessuno, se uno vuole le accetta e se le accetta entra nel movimento avendo come obiettivo quello di farne parte in termini attivi, non di firmare una tessera. Se uno entra nel movimento sottoscrive dei patti, anche con gli elettori, e li devi mantenere. Ricordiamo che c’è qualcosa di simile anche in altre democrazie occidentali. Anzi, negli Stati Uniti per esempio c’è il “recall”, che è molto più duro che le regole del Movimento 5 stelle: il governatore della California prima di Schwarzenegger è stato mandato a casa dagli elettori, prima della fine del suo mandato. È stata una manovra antidemocratica? No, c’è stata una raccolta di firme, si è tenuto un referendum, il governatore non aveva mantenuto il patto con i suoi elettori e i suoi elettori lo hanno mandato a casa. Nessuno, dopo essere stato eletto, può pensare di entrare dentro un recinto privilegiato, dentro un’area protetta. Per questo adesso, con le elezioni europee, abbiamo anche noi introdotto esplicitamente la regola del “recall”: se un eletto viene sfiduciato da almeno 500 iscritti del suo territorio, comincia la procedura per l’espulsione.

Nel caso delle ultime espulsioni quella regola scritta però non c’era ancora. Sul blog oltretutto gli iscritti hanno votato in blocco su tutti e quattro gli eletti senza possibilità di separare le posizioni. È avvenuto tutto velocissimamente con pochissima informazione.

State dando un’importanza eccessiva a queste persone. Questi sono dei portavoce di un programma, che sono stati mandati lì dai cittadini. Punto. Non sono Charles De Gaulle. Sono persone che rappresentano un movimento. Quando non lo rappresentano più, lo decide il movimento. In questo caso ci sono stati più volte richiami diretti. È come se io ti voto, e poi ti incontro la sera al caffè: ti chiedo conto di quello che fai. Le persone del Movimento che vedono che tu hai detto A e poi hai fatto B, non sono l’elettore comune, sono come il condomino vicino di casa che pretende che il suo rappresentante faccia quello per cui è stato eletto.

In ogni caso il voto è stato su tutti e quattro…

Erano imputati tutti dello stesso tipo di comportamento…

Tutti imputati, non vuol dire tutti colpevoli…

Imputati di un comportamento continuativo contro il movimento, facendo dichiarazioni ai giornali ogni volta che c’era una qualunque attività fatta dal movimento. E questo per sette, otto mesi consecutivi. Se tu prendi un impegno con me e non lo rispetti, io non ti voglio più vedere. Finito. Non è un discorso politico. In quello noi abbiamo delle regole: se all’interno dei gruppi ci sono posizioni diverse, si decide a maggioranza e quella decisa è la posizione del gruppo. Ma se mentre il gruppo sta discutendo, chi è in minoranza esce e dichiara ai giornali: qui non c’è democrazia e io voto come mi pare, allora così non va.

Non siete i primi a ricorrere al centralismo democratico…

Noi vogliamo il vincolo di mandato. E ora metteremo sanzioni anche economiche. Chi è eletto dentro il movimento deve rispondere all’elettore. Punto e basta.

Se i risultati sono le ripetute espulsioni, non è che forse dovete perfezionare il metodo di selezione dei vostri rappresentanti?

Stiamo facendo sperimentazione. Non c’è la democrazia diretta. Siamo i primi in Europa a perseguirla e non abbiamo esempi. Però se guardo i risultati, io sono molto soddisfatto. Perché i ragazzi che sono andati in Parlamento, anzi, che sono stati mandati in Parlamento dalla base del Movimento, io li ho incontrati per la prima volta, insieme a Beppe Grillo, all’inizio di marzo del 2013 a Roma. Su 163, io ne conoscevo sì e no sette. Non conoscevo nessuno. È stato un salto nel buio. La scelta era stata fatta dal Movimento sul territorio.

Cosa farete a Strasburgo?

Quello che succede giorno per giorno nel Parlamento europeo, che può avere anche una grande importanza per la vostra vita quotidiana, non viene comunicato. Noi lo faremo.

È vero quindi che Claudio Messora, il vostro responsabile della comunicazione, sarà trasferito da Roma a Strasburgo?

È una possibilità.

La campagna elettorale sarà giocata contro l’euro?

Noi non abbiamo impostato la campagna elettorale sull’uscita dall’euro. Ma per rimanere dentro l’Europa (e intendiamo l’Europa economica, perché quella politica non c’è, è scomparsa) noi pretendiamo di avere delle garanzie e di poter far sentire la nostra voce come Stato italiano. Noi vogliamo uscire solo se non avremo garanzie e la nostra voce non sarà ascoltata. Ma non diciamo: l’euro è sbagliato. Diciamo: l’applicazione del sistema euro non sempre è gestibile. Il fiscal compact, per esempio. Ormai è chiaro che in Italia il Pil non aumenterà, l’altra variabile su cui intervenire è il debito pubblico. A farlo diminuire ci hanno provato tutti: ci ha provato Tremonti, Monti, Letta, ci sta provando Renzi, ma ormai è normale che ogni anno noi ci portiamo a casa centinaia di miliardi di debito pubblico in più. Con la speranza che non aumenti lo spread, sennò le cose peggiorano ulteriormente. L’euro è un problema, non in sé, ma come viene gestito.

Chi se la prende con l’euro dice che la crisi italiana non dipende da corruzione, burocrazia, sprechi, evasione fiscale…

L’euro e l’Europa non devono essere un alibi. Noi abbiamo oggi 800 miliardi di spesa. Di questi, 100 sono tasse sul debito. Degli altri 700, possiamo tagliarne 200. Io discuterò con l’Europa sulla gestione, ma non per questo sono esonerato dal fare pulizia a casa mia.

Dove e con chi vi siederete nel Parlamento europeo? Non avete paura di trovarvi in cattive compagnie, tra euroscettici che magari sono anche nazisti?

No, tranquilli, insieme con quelli non ci staremo. Invece potrebbero arrivare nuove piccole formazioni vicine alle nostre idee. Non Tsipras, che è ideologicamente connotato, mentre noi non lo siamo.

Sopra quale percentuale di voti riterrete di aver avuto un successo?

Vogliamo vincere. È chiaro che è difficile, ma il nostro obiettivo è diventare il primo partito italiano.

Vi siete dichiarati populisti. E populisti in Italia lo sono stati i fascisti, e Berlusconi.

La parola “populismo” è stata usata dai nostri detrattori politici per colpirci. Ma noi abbiamo sempre detto: se populismo è rinunciare a 42 milioni di euro, mantenere le promesse, combattere la corruzione della politica, allora siamo populisti.

Però la rete aspetta ancora la piattaforma per far esprimere i cittadini su ogni questione.

Liquid feedback non funziona, ha segnato la fine del partito dei Pirati in Germania. Noi abbiamo lavorato a diverse applicazioni. La più nota è quella per le Quirinarie. L’ultima l’abbiamo chiamata Lex e consente alle persone che sono iscritte al movimento di dibattere una proposta di legge, di modificarla e di arricchirla. Mai vista una legge nata da sei, sette, otto mila interventi.

C’è il problema della sicurezza e del controllo delle elezioni in rete. Solo le Quirinarie sono state certificate.

È vero. Ma non esistono livelli di sicurezza assoluti, noi stiamo cercando di fare il possibile per avere il massimo livello di sicurezza. Stiamo cercando società esterne in grado di verificare ex post, a campione, se i risultati raggiunti sono corretti. Ma nel mondo ce ne sono pochissime.

Di che cosa va più fiero nel lavoro fatto dal movimento in Parlamento?

Prima di tutto aver arrestato lo scempio della Costituzione, bloccando la modifica dell’articolo 138. Poi di aver fatto opposizione, in modo anche molto duro, alla legge Imu-Bankitalia. La terza è più generale, cioè l’aver fatto capire a chi ha seguito il Movimento in questi mesi che dall’altra parte non c’è una situazione dialettica tra partiti, ma un sistema che si autoprotegge e che quindi non è catalogabile nell’ambito della democrazia, cioè in sostanza che Pd e Pdl sono ormai la stessa cosa, non si sa più chi fa opposizione e chi è al governo. Poi ci sono state moltissime cose fatte dai ragazzi soprattutto per la piccola e media impresa. A partire dal fondo che abbiamo costituito con i soldi a cui i nostri parlamentari hanno rinunciato.

Non vi manca una strategia politica parlamentare? Renzi per esempio vi aveva detto che se aveste fatto con lui le riforme, il Pd avrebbe rinunciato da subito ai finanziamenti elettorali… Non era un’occasione per provare a giocare la partita e metterlo in difficoltà?

Non reputo Renzi un grande giocatore di calcio. E bisogna smetterla di parlare di politica come se ogni volta si dovesse prima fare un ripasso veloce del Principe di Nicolò Macchiavelli per non farselo mettere in quel posto. Noi abbiamo sempre detto che le buone proposte, se venivano fatte da qualcun altro, le avremmo votate. E lo abbiamo fatto, per esempio quando Giachetti del Pd ha proposto di tornare al Mattarellum. Abbiamo votato la sua mozione, mentre invece tutti i parlamentari del Pd ritiravano il loro sostegno.

 Adesso però c’è l’Italicum…

Avete notato che non ne parlano più? Per ammissione dell’ex ministro Mauro, era stato pensato per lasciarci fuori. Ora che il M5s potrebbe andare al ballottaggio, lo hanno dimenticato. Fare una legge per escludere un terzo degli elettori è una cosa gravissima.

In Parlamento appoggiate la proposta di Vannino Chiti sulla riforma del Senato e rischiate di mettere in crisi il Pd.

È buona. Anche perché, partendo dalla democrazia diretta, il Senato può essere solo elettivo. Dunque la proposta Chiti, magari con un paio di emendamenti migliorativi, noi sicuramente la votiamo.

Lei e Grillo avete firmato l’appello dei cosiddetti professori in difesa della Costituzione. Ma appena la professoressa Carlassare ha parlato di autoritarismo dentro il vostro movimento, sul vostro blog è apparso un mini post che le diceva, testualmente, “vaffanculo”. E non è l’unico caso. Possibile che alle critiche di chi pure non vi è pregiudizialmente contrario, voi rispondiate così?

Ci ha mandato affanculo prima lei. Comunque la risposta è questa: abbiamo un cattivo carattere.

Grillo parla di dossier in preparazione contro di voi.

Una cosa che mi ha pesato moltissimo è aver perso l’invisibilità, non perché volessi diventare l’uomo invisibile, ma perché non mi interessa la popolarità. I soldi mi interessano solo per quello che mi serve per vivere e non mi interessano nemmeno le cariche politiche. Le cose che faccio le faccio perché mi piace farla, ma il mio percorso non è guidato, mi ci sono ritrovato. E adesso mi trovo seguito in autostrada. Succede che quando guidi con tua moglie c’è uno dietro che ti segue con un camioncino per farti le foto. È successo lo scorso anno. È successo che seguissero mia moglie e che facessero le foto a lei e al bambino mentre vanno a scuola, e questo è avvenuto quest’anno. È accaduto che intimidissero mia moglie e facessero le foto del campanello di casa.

È sicuro che siano dossier e non inchieste giornalistiche? Se prende il 25 per cento dei voti e diventa un personaggio pubblico, è ovvio che la stampa si occupi di lei.

Guardi, io su questo non ho niente da dire. Il problema è quando tu trasformi le informazioni in diffamazioni. Ho pubblicato un libro che ho intitolato “Insultatemi”. Ho risposto a buona parte delle cose peggiori che sono state scritte su di me. C’è addirittura chi mi ha accusato di demonologia. Siamo all’attacco personale diretto e continuo per trasformare una persona in un bersaglio.

Quindi lei la vive come un’azione coordinata, non come il prezzo della democrazia e della libertà di stampa.

Io penso che il diritto di critica, soprattutto nei confronti degli uomini pubblici, ci deve essere. E ci deve essere anche la possibilità di verificare tutti i loro comportamenti e aspetti della loro vita. Ma è una cosa diversa utilizzare l’informazione per fare calunnie, diffamare. Qui ci sono dei nipotini di Goebbels che si spacciano per giornalisti.

Lei condivide l’accusa mossa da Beppe Grillo a Carlo De Benedetti di essere il mandante di una campagna di diffamazione?

L’Espresso di De Benedetti lo scorso anno ha pubblicato un dossier su Grillo e suo cognato in cui si parlava di 14 proprietà in Cosa Rica. Il servizio però era basato sul nulla. Si trattava di società aperte da un parente di Beppe in vista di un’investimento immobiliare che non era mai partito…

Noi sappiamo come è nato quel servizio, realizzato da un collega onesto e scrupoloso. L’unica critica che si può muovere è la decisione, presa dalla direzione, di far scrivere immediatamente il giornalista dall’Italia sulla base di visure commerciali e di non farlo partire per il Centroamerica…

Bene, il direttore che ha fatto fare una copertina sul nulla, secondo me doveva essere licenziato… Altrimenti si diventa complici.

Sulla web tax voi avete preso una posizione, poi fatta propria anche da Renzi, analoga a quella del fatto quotidiano.it. Ma c’è chi vi ha accusato di ospitare pubblicità di Google o di Amazon, due aziende che sarebbero state danneggiate da quella legge… Non è un potenziale conflitto interesse?

Sono due cose diverse. Obbligare chi vende pubblicità ad avere sede fiscale in Italia non stava né in cielo né in terra. La commissione europea, come aveva preannunciato, gliel’avrebbe bocciata subito. Altra cosa è utilizzare Google e tanti altri per tenere in vita un sito e non per fare i soldi.

Beh, aspettiamo di vedere il deposito del prossimo bilancio della Casaleggio Associati. Lo scorso anno l’utile era effettivamente piccolo, 64 mila euro. Quest’anno le cose potrebbero essere andate in maniera diversa…

Se io e Grillo avessimo voluto fare i soldi ci saremmo tenuti i 42 milioni del finanziamento pubblico. Lui poteva fare il presidente e io il tesoriere ed eravamo tutti contenti. Quando mai i soldi li fai con Google? Oppure ci facevamo eleggere senatori a 20 mila euro al mese. Deve esser chiaro che nel mondo dell’informazione on line o tu hai dei ricavi pubblicitari o chiudi. Su questa cosa, io e Grillo abbiamo dibattuto per parecchio tempo. Nel 2012 rischiavo di chiudere la società. Gestire non solo il blog ma tutti gli altri canali, da youtube ai social, costa molto. Quindi dal giugno del 2012 abbiamo ospitato pubblicità, ma abbiamo stilato una black list: non accettiamo una lunga lista di investitori.

Ma perché non rendete pubblici i vostri ricavi? C’è sul Sole 24 ore chi ha addirittura parlato di milioni di euro di ricavi. Non è meglio essere trasparenti?

Quando c’è malafede, non rispondo. L’ho detto: ho un cattivo carattere. Quest’anno comunque il blog con i suoi ricavi supporta se stesso e l’organizzazione per supportare le liste per le amministrative. Vi è poi un’area dedicata esclusivamente al Movimento 5 stelle che non ospita pubblicità, ma che gestiamo noi. In ogni caso, quest’anno quando saranno depositati i bilanci della Casaleggio Associati vedrete che le cose sono andate molto meglio rispetto al 2013.

Quindi dobbiamo aspettare il bilancio che verrà pubblicato a luglio?

Sì, anche se non troverete i dati suddivisi per ogni singolo sito che gestiamo, ma solo il dato complessivo.

Allora ribadiamo: perché non essere totalmente trasparenti, non sono soldi rubati.

Le ho detto: ho un cattivo carattere. Preferisco usare una parola: vaffa…

Pizzarotti piace a Di Maio, ma anche a Favia, e a Parma piace ai cittadini di ogni partito. Ma per voi sembra invece essere un problema. Ha detto di non aver capito il motivo per cui si è arrivati alle espulsioni.

Ognuno ha le sue idee, non è che possa cambiare quelle di Pizzarotti. Ma il problema è uno solo. Tu nei confronti dei cittadini hai degli impegni. Gli impegni sono di una condotta lineare all’interno del movimento. E poi: pacta sunt servanda. Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore o lo chiudo o vado a casa.

Ci pare che ci abbia provato. Cosa doveva fare? Farlo esplodere?

Qui il discorso è molto semplice: tu vieni eletto per fare una cosa, non ci riesci. Ne prendi atto. Non è mica detto che sia colpa tua.

Ma non dovrebbe essere la base a dirglielo?

 L’impegno dell’inceneritore era il primo simbolo del movimento. Per questo è stato così evidenziato. Penso però che la linea debba essere chiara: in qualunque amministrazione locale in cui durante la campagna elettorale si prendono degli impegni bisogna poi verificare se gli impegni sono stati mantenuti. Se non lo sono stati si va a casa o quantomeno si fa una domanda. Si chiede agli elettori: dovrei andare a casa? Ma lo deve fare l’eletto, il sindaco il consigliere. Non lo dobbiamo fare noi. Non possiamo fare il giro d’Italia per verificare se le promesse fatte in campagna elettorale sono state poi mantenute.

Il Movimento 5 stelle alle ultime amministrative non è andato come molti si aspettavano. Ora vi aspettate risultati diversi?

Presenteremo 600 liste comunali spontanee, con nessuno condannato in primo grado, e abbiamo chiesto documentazione ulteriore rispetto al passato perché c’era capitato il caso di un condannato in Basilicata. E abbiamo chiesto anche una dichiarazione di non iscrizione alla massoneria. Ora abbiamo 12 mila candidati non condannati che non conosciamo, che né io né Grillo abbiamo mai visto. Questo è il bello del nostro Movimento.

ottimo Casaleggio sui tagli

«L’euro e l’Europa non devono essere un alibi. Noi abbiamo oggi 800 miliardi di spesa. Possiamo tagliarne 200. Io discuterò con l’Europa sulla gestione, ma non per questo sono esonerato dal fare pulizia a casa mia».

Casaleggio al Fatto, 20 aprile 2014

venerdì 11 aprile 2014

Grande Taverna sull'Espresso

INTERVISTA

SENATRICE DE BORGATA

Paola Taverna, la senatrice M5S si racconta: "Così Grillo mi ha travolta"

Contro Berlusconi senza essere di sinistra. Finché il leader del MoVimento 5 Stelle l’ha conquistata. E ora vuole distruggere tutta la classe politica, salvando solo il presidente Grasso

di Stefania Rossini

L'Espresso, 11 aprile 2014

Ascoltare Paola Taverna che parla di sé, della casta che vuole distruggere, del popolo che sente di impersonare, degli uomini che apprezza, come Grasso, di quelli che detesta, come Renzi, del suo bambino che si rifiuta di vederla in tv, della madre che fu berlusconiana, della borgata romana dove continua a vivere, è un piccolo tuffo nella modernità della nostra politica. Almeno in quella parte che poco più di un anno fa ha fatto irruzione nelle istituzioni scomponendone gli assetti e il linguaggio.

In un anno da senatrice, quella che è stata chiamata l’Anna Magnani del Parlamento si è fatta le ossa, studiando tutto il possibile, urlando in Senato come faceva in piazza con Grillo, imparando le tecniche della comunicazione e integrandole con la sua romanità, come quando ha fustigato con un sonetto i primi tentativi di dissidenza dei deputati 5Stelle: “Che meraviglia sei diventato senatore e mo’ te senti il più gran signore/lasci interviste e fai il politico sapiente/ per me sei poco più de gnente”. Così oggi si concede senza esitazioni a un’intervista politica e personale, parlando a raffica, non schivando le domande, mostrandosi sicura della giustezza delle proprie convinzioni e, come ci dirà senza civetteria, anche della propria intelligenza.

Che cosa è cambiato, Taverna? Volevate distruggere la Casta e ora vi trovate a lottare per far sopravvivere il Senato.
«Intanto abbiamo sempre voluto distruggere questa classe politica, non la struttura. E poi siamo spaventati» .

Che cosa vi spaventa?
«Il progetto di demolire la nostra forma di Stato. Con l’umiltà che mi viene dall’ignoranza, mi sono messa a studiare la Costituzione, mi ci sono appassionata e ho imparato che i nostri padri fondatori non erano poi così cretini. Avevano costruito un meraviglioso meccanismo, con un perfetto sistema di garanzia» .

Da lasciare così com’è?
«Da adeguare ai tempi dimezzando il numero dei parlamentari, i loro stipendi e mettendo mano ai regolamenti. Non azzerandolo per costruire un potere enorme con una sola Camera di nominati come vorrebbe fare il nostro presunto presidente del Consiglio».

Presunto?
«Certo. Si permette chiamare “presunti professori” due autorevoli studiosi come Rodotà e Zagrebelsky che hanno l’ardire di non essere d’accordo con i suoi progetti, quando è proprio lui che sta lì senza essere stato votato da nessuno. È un uomo di un’arroganza sconvolgente».

Non c’è proprio nessuno che salva in questa detestata classe politica?
«Forse il presidente Piero Grasso. Finora ha gestito il suo ruolo con imparzialità, permettendo la libera espressione di tutti i senatori. Mica come quell’altra alla Camera!».

Già, Laura Boldrini, attaccata violentemente dai 5Stelle. Possibile che non le sia scattata un po’ di solidarietà femminile?
«Al contrario. Proprio perché è donna, e quindi conosce le difficoltà che in questo Paese hanno le donne ad affermarsi, mi sarei aspettata che sapesse gestire i diritti delle minoranze. Invece dopo che una di noi è stata malmenata da un questore, ha dato dieci giorni di sospensione a lei e la scorta al questore».

Intanto però perdete qualche pezzo. Come giudica i deputati dissidenti che sono usciti dal Movimento?
«Penso che la debolezza d’animo può essere più forte di un progetto politico. Ma è meglio rinunciare ad alcune persone che retrocedere sul progetto. Ognuno risponderà delle proprie azioni. Ma mi chiedo, per esempio, come farà Bartolomeo Pepe a ripresentarsi ai suoi elettori di Napoli. Io li conosco gli attivisti napoletani...».

Lei non ha mai un tentennamento, mai un dubbio?
«E come no? Sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina io ed altri ci siamo scontrati anche con Grillo, poi la Rete ha dato ragione a noi. Questa è la democrazia in cui credo».

Non ha paura che alla fine sia considerata anche lei una della Casta?
«Purtroppo succede già. È una cosa che mi spaventa. L’altro giorno sono andata in un nuovo supermercato perché c’erano delle offerte incredibili. Ho caricato il carrello al massimo e ho sentito bisbigliare: “Anvedi, c’è quella senatrice dei 5Stelle che ha comprato cinque bottiglie d’olio a 2 euro e 30!” E allora? Io sono quella di sempre, mica butto via i soldi».

Le hanno mai chiesto una raccomandazione?
«Sì, con le frasi classiche del tipo “Mia figlia si sta laureando. Se avesse bisogno di ...”».

Che cosa risponde?
«Vado giù dura: “Dovrebbe augurarsi che io lavori affinché sua figlia trovi un posto perché se lo merita e non perché conosce me!”».

Però alla messa in Vaticano per i parlamentari, ha dovuto incassare anche lei la sgridata di Papa Francesco. Vi ha trattato piuttosto duramente.
«Casomai li ha trattati! Io che c’entro? Io non mi sento come loro, io sono la portavoce di nove milioni di cittadini. Anzi ho pensato: “Sei stato grande Francé, per farli venire da te li hai costretti tutti ad alzarsi alle cinque della mattina”. Ero così contenta!».

Inossidabile Taverna: un anno di politica istituzionale non l’ha cambiata proprio in niente?
«Altroché, mi ha scisso in due persone. C’è la Paola di Torre Maura, la mia borgata piena di buche e pozzanghere, che lì è donna, madre, figlia, sorella e c’è quella che si trasforma in senatrice via via che raggiunge la Roma bella del centro storico. Qui viene fuori la mia parte dura, arrabbiata, che molti sintetizzano dicendo che sono “una donna con le palle”».

È una definizione che non le piace?
«Essere apprezzata tramite un attributo maschile non è il massimo, però capisco che è un modo di darmi autorevolezza. Tanto quella con le palle non è la donna che la sera torna a casa dal suo bambino di undici anni che non vuol sentire parlare della mamma in politica e che spegne la tv se mi intravede in un telegiornale. È un sacrificio stare con lui così poco, ma in fondo è la vita di tante donne meno fortunate di me».

Posso chiederle se si è mai sentita inadeguata al ruolo che ricopre?
«Come no! Sono sicura che c’è gente migliore di me che può fare onestamente questo lavoro. Però cerco di superare l’inadeguatezza studiando da matti e ascoltando gli altri, tanto che mi chiamano Sponge Bob, la spugna dei cartoni animati, perché assorbo tutto all’istante. Comunque, se vuole la verità, mi sento carente in competenze, non in intelligenza. Soltanto da poco ho perdonato mio padre di avermi sbattuto a lavorare quando volevo fare Lettere all’università».

Come è andata?
«È andata che è morto, all’improvviso, a 57 anni. Aveva un buon lavoro da tappezziere e ci manteneva dignitosamente. Io non so se è una cosa che succede normalmente, ma il mio dolore è stato a lungo anche rabbia e rancore. Non si lasciano così tre donne, sole e nel panico. Sapesse che fatica non fare stupidaggini a 17 anni in borgata».

Però ce l’ha fatta.
«Io me la cavo sempre. Ho prima lavorato da un avvocato, poi in uno studio di arti grafiche, dove dovevo solo dattilografare e invece in poco tempo sono diventata bravissima a fare le fotocomposizioni. Così mi sono messa in proprio come grafico editoriale, un lavoro meraviglioso con commesse anche importanti. Ma poi mi sono sposata».

Tratta il suo matrimonio come un finale triste.
«Triste no, ma è stato un tuffo nella realtà. Il mio ex marito è odontotecnico e non ce la siamo sentita di mettere su famiglia facendo entrambi i liberi professionisti. Così sono entrata a part-time in un laboratorio di analisi. Abbiamo avuto il nostro Davide e due anni dopo ci siamo separati. Oggi è il mio migliore amico. Non siamo più coniugi ma continuiamo a fare i genitori».

Ha un nuovo compagno?
«No, ho i miei momenti, ma nessuna relazione duratura, almeno finché Davide non avrà 17 anni. È il patto che abbiamo fatto per lasciargli una struttura famigliare anche da separati».

Comunque poi è arrivato Grillo, il vero uomo del destino.
«Nel 2005 Berlusconi aveva fatto il Porcellum e tutta una serie di nefandezze. Anche se non ero di sinistra perché non mi è mai piaciuto l’assistenzialismo fine a se stesso, ho capito che dovevo darmi una mossa, io che avevo votato una sola volta scegliendo l’Italia dei valori. Ho visto il blog di Grillo e ho cominciato a seguire i suoi spettacoli. Il suo entusiasmo mi ha travolto ed è cominciato tutto».

Anche Casaleggio l’ha entusiasmata?
«In modo diverso. È un uomo estremamente timido, molto competente in economia e in comunicazione. E l’idea che lui e Beppe abbiano la gestione del gruppo e diano un indirizzo unico al movimento è una stupidaggine che la stampa continua a ripetere».

Come giudica il video “Gaia” nel quale Casaleggio prefigura le guerre dei prossimi trent’anni?
«Mi rifiuto di vederlo. Io mi faccio un’idea delle persone conoscendole da vicino non attraverso i video».

Anche lei vede complotti contro il vostro movimento, immagina sirene, sospetta chip sotto la pelle?
«Va bene, ammetto che ci siano tra noi persone estremamente semplici nel comunicare che dovrebbero fare verifiche prima di parlare. Però chi può escludere che esistano le scie chimiche? Ci sono pareri diversi e se fai il politico devi esaminarli tutti».

Tra poche settimane andrete alle elezioni europee. In molti dicono che la grande popolarità di Renzi vi sottrarrà voti.
«Ma quando mai! Ho un’opinione talmente cattiva di Renzi e una talmente buona del popolo italiano che sono certa non si farà infinocchiare da uno così. Anche i voti di Forza Italia sono in libera uscita e molti arriveranno a noi. Glielo dice una che ha avuto una mamma berlusconiana e conosce la trafila».

Come pensa che vi troverete accanto ad altri populismi europei, alcuni anche di estrema destra?
«Ma hanno paura del populismo o hanno paura del popolo? Noi staremo lì, con le nostre idee, contro gli interessi delle lobby e delle banche. E finirà che saremo proprio noi a ridare la voce al popolo».


Paola Taverna, una vita da romanzo popolare
Dalla borgata del Quarticciolo a Palazzo Madama, vita e opere dell'energica senatrice M5S

1969 Paola Taverna nasce a Roma, nella borgata del Quarticciolo che lascerà più tardi per la vicina Torre Maura. Il padre Orlando è tappezziere, la madre Graziella è casalinga. Ha una sorella più grande oggi disoccupata.

1986 Frequenta l’ultimo anno dell’Istituto tecnico quando muore il padre, lasciando la famiglia nell’indigenza.

1986- 97 Dopo diversi impieghi, si dedica a un lavoro autonomo da grafica pubblicitaria.

1998 Sposa Maurizio Sirti, odontotecnico, con cui è fidanzata da 12 anni e trova un impiego fisso in un laboratorio di analisi cliniche.

2002 Nasce il figlio Davide. Due anni dopo si separa dal marito.

2005 Navigando in Rete scopre il blog di Beppe Grillo e comincia a seguirlo nei suoi spettacoli.

2007 Si candida con “Gli amici di Beppe Grillo” come consigliere per il X Municipio, ma non viene eletta.

2009 Partecipa alla Carta di Firenze e alla nascita del Movimento 5Stelle.

2010-2012 Continua il lavoro in Rete e sul territorio facendosi notare per potenza oratoria

2013 Si presenta alle Parlamentarie e, ormai molto conosciuta nel movimento, ottiene con facilità la candidatura. Di lì a poco sarà eletta al Senato. Dal 30 settembre è eletta capogruppo, e si fa apprezzare dai colleghi 5Stelle per l’efficacia dei suoi interventi come il sonoro «Voi non siete Gnente» indirizzato ai senatori degli altri gruppi.

2014 Scaduto il mandato trimestrale da capogruppo, si dedica soprattutto a combattere le iniziative del governo Renzi.



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