venerdì 11 aprile 2014

Grande Taverna sull'Espresso

INTERVISTA

SENATRICE DE BORGATA

Paola Taverna, la senatrice M5S si racconta: "Così Grillo mi ha travolta"

Contro Berlusconi senza essere di sinistra. Finché il leader del MoVimento 5 Stelle l’ha conquistata. E ora vuole distruggere tutta la classe politica, salvando solo il presidente Grasso

di Stefania Rossini

L'Espresso, 11 aprile 2014

Ascoltare Paola Taverna che parla di sé, della casta che vuole distruggere, del popolo che sente di impersonare, degli uomini che apprezza, come Grasso, di quelli che detesta, come Renzi, del suo bambino che si rifiuta di vederla in tv, della madre che fu berlusconiana, della borgata romana dove continua a vivere, è un piccolo tuffo nella modernità della nostra politica. Almeno in quella parte che poco più di un anno fa ha fatto irruzione nelle istituzioni scomponendone gli assetti e il linguaggio.

In un anno da senatrice, quella che è stata chiamata l’Anna Magnani del Parlamento si è fatta le ossa, studiando tutto il possibile, urlando in Senato come faceva in piazza con Grillo, imparando le tecniche della comunicazione e integrandole con la sua romanità, come quando ha fustigato con un sonetto i primi tentativi di dissidenza dei deputati 5Stelle: “Che meraviglia sei diventato senatore e mo’ te senti il più gran signore/lasci interviste e fai il politico sapiente/ per me sei poco più de gnente”. Così oggi si concede senza esitazioni a un’intervista politica e personale, parlando a raffica, non schivando le domande, mostrandosi sicura della giustezza delle proprie convinzioni e, come ci dirà senza civetteria, anche della propria intelligenza.

Che cosa è cambiato, Taverna? Volevate distruggere la Casta e ora vi trovate a lottare per far sopravvivere il Senato.
«Intanto abbiamo sempre voluto distruggere questa classe politica, non la struttura. E poi siamo spaventati» .

Che cosa vi spaventa?
«Il progetto di demolire la nostra forma di Stato. Con l’umiltà che mi viene dall’ignoranza, mi sono messa a studiare la Costituzione, mi ci sono appassionata e ho imparato che i nostri padri fondatori non erano poi così cretini. Avevano costruito un meraviglioso meccanismo, con un perfetto sistema di garanzia» .

Da lasciare così com’è?
«Da adeguare ai tempi dimezzando il numero dei parlamentari, i loro stipendi e mettendo mano ai regolamenti. Non azzerandolo per costruire un potere enorme con una sola Camera di nominati come vorrebbe fare il nostro presunto presidente del Consiglio».

Presunto?
«Certo. Si permette chiamare “presunti professori” due autorevoli studiosi come Rodotà e Zagrebelsky che hanno l’ardire di non essere d’accordo con i suoi progetti, quando è proprio lui che sta lì senza essere stato votato da nessuno. È un uomo di un’arroganza sconvolgente».

Non c’è proprio nessuno che salva in questa detestata classe politica?
«Forse il presidente Piero Grasso. Finora ha gestito il suo ruolo con imparzialità, permettendo la libera espressione di tutti i senatori. Mica come quell’altra alla Camera!».

Già, Laura Boldrini, attaccata violentemente dai 5Stelle. Possibile che non le sia scattata un po’ di solidarietà femminile?
«Al contrario. Proprio perché è donna, e quindi conosce le difficoltà che in questo Paese hanno le donne ad affermarsi, mi sarei aspettata che sapesse gestire i diritti delle minoranze. Invece dopo che una di noi è stata malmenata da un questore, ha dato dieci giorni di sospensione a lei e la scorta al questore».

Intanto però perdete qualche pezzo. Come giudica i deputati dissidenti che sono usciti dal Movimento?
«Penso che la debolezza d’animo può essere più forte di un progetto politico. Ma è meglio rinunciare ad alcune persone che retrocedere sul progetto. Ognuno risponderà delle proprie azioni. Ma mi chiedo, per esempio, come farà Bartolomeo Pepe a ripresentarsi ai suoi elettori di Napoli. Io li conosco gli attivisti napoletani...».

Lei non ha mai un tentennamento, mai un dubbio?
«E come no? Sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina io ed altri ci siamo scontrati anche con Grillo, poi la Rete ha dato ragione a noi. Questa è la democrazia in cui credo».

Non ha paura che alla fine sia considerata anche lei una della Casta?
«Purtroppo succede già. È una cosa che mi spaventa. L’altro giorno sono andata in un nuovo supermercato perché c’erano delle offerte incredibili. Ho caricato il carrello al massimo e ho sentito bisbigliare: “Anvedi, c’è quella senatrice dei 5Stelle che ha comprato cinque bottiglie d’olio a 2 euro e 30!” E allora? Io sono quella di sempre, mica butto via i soldi».

Le hanno mai chiesto una raccomandazione?
«Sì, con le frasi classiche del tipo “Mia figlia si sta laureando. Se avesse bisogno di ...”».

Che cosa risponde?
«Vado giù dura: “Dovrebbe augurarsi che io lavori affinché sua figlia trovi un posto perché se lo merita e non perché conosce me!”».

Però alla messa in Vaticano per i parlamentari, ha dovuto incassare anche lei la sgridata di Papa Francesco. Vi ha trattato piuttosto duramente.
«Casomai li ha trattati! Io che c’entro? Io non mi sento come loro, io sono la portavoce di nove milioni di cittadini. Anzi ho pensato: “Sei stato grande Francé, per farli venire da te li hai costretti tutti ad alzarsi alle cinque della mattina”. Ero così contenta!».

Inossidabile Taverna: un anno di politica istituzionale non l’ha cambiata proprio in niente?
«Altroché, mi ha scisso in due persone. C’è la Paola di Torre Maura, la mia borgata piena di buche e pozzanghere, che lì è donna, madre, figlia, sorella e c’è quella che si trasforma in senatrice via via che raggiunge la Roma bella del centro storico. Qui viene fuori la mia parte dura, arrabbiata, che molti sintetizzano dicendo che sono “una donna con le palle”».

È una definizione che non le piace?
«Essere apprezzata tramite un attributo maschile non è il massimo, però capisco che è un modo di darmi autorevolezza. Tanto quella con le palle non è la donna che la sera torna a casa dal suo bambino di undici anni che non vuol sentire parlare della mamma in politica e che spegne la tv se mi intravede in un telegiornale. È un sacrificio stare con lui così poco, ma in fondo è la vita di tante donne meno fortunate di me».

Posso chiederle se si è mai sentita inadeguata al ruolo che ricopre?
«Come no! Sono sicura che c’è gente migliore di me che può fare onestamente questo lavoro. Però cerco di superare l’inadeguatezza studiando da matti e ascoltando gli altri, tanto che mi chiamano Sponge Bob, la spugna dei cartoni animati, perché assorbo tutto all’istante. Comunque, se vuole la verità, mi sento carente in competenze, non in intelligenza. Soltanto da poco ho perdonato mio padre di avermi sbattuto a lavorare quando volevo fare Lettere all’università».

Come è andata?
«È andata che è morto, all’improvviso, a 57 anni. Aveva un buon lavoro da tappezziere e ci manteneva dignitosamente. Io non so se è una cosa che succede normalmente, ma il mio dolore è stato a lungo anche rabbia e rancore. Non si lasciano così tre donne, sole e nel panico. Sapesse che fatica non fare stupidaggini a 17 anni in borgata».

Però ce l’ha fatta.
«Io me la cavo sempre. Ho prima lavorato da un avvocato, poi in uno studio di arti grafiche, dove dovevo solo dattilografare e invece in poco tempo sono diventata bravissima a fare le fotocomposizioni. Così mi sono messa in proprio come grafico editoriale, un lavoro meraviglioso con commesse anche importanti. Ma poi mi sono sposata».

Tratta il suo matrimonio come un finale triste.
«Triste no, ma è stato un tuffo nella realtà. Il mio ex marito è odontotecnico e non ce la siamo sentita di mettere su famiglia facendo entrambi i liberi professionisti. Così sono entrata a part-time in un laboratorio di analisi. Abbiamo avuto il nostro Davide e due anni dopo ci siamo separati. Oggi è il mio migliore amico. Non siamo più coniugi ma continuiamo a fare i genitori».

Ha un nuovo compagno?
«No, ho i miei momenti, ma nessuna relazione duratura, almeno finché Davide non avrà 17 anni. È il patto che abbiamo fatto per lasciargli una struttura famigliare anche da separati».

Comunque poi è arrivato Grillo, il vero uomo del destino.
«Nel 2005 Berlusconi aveva fatto il Porcellum e tutta una serie di nefandezze. Anche se non ero di sinistra perché non mi è mai piaciuto l’assistenzialismo fine a se stesso, ho capito che dovevo darmi una mossa, io che avevo votato una sola volta scegliendo l’Italia dei valori. Ho visto il blog di Grillo e ho cominciato a seguire i suoi spettacoli. Il suo entusiasmo mi ha travolto ed è cominciato tutto».

Anche Casaleggio l’ha entusiasmata?
«In modo diverso. È un uomo estremamente timido, molto competente in economia e in comunicazione. E l’idea che lui e Beppe abbiano la gestione del gruppo e diano un indirizzo unico al movimento è una stupidaggine che la stampa continua a ripetere».

Come giudica il video “Gaia” nel quale Casaleggio prefigura le guerre dei prossimi trent’anni?
«Mi rifiuto di vederlo. Io mi faccio un’idea delle persone conoscendole da vicino non attraverso i video».

Anche lei vede complotti contro il vostro movimento, immagina sirene, sospetta chip sotto la pelle?
«Va bene, ammetto che ci siano tra noi persone estremamente semplici nel comunicare che dovrebbero fare verifiche prima di parlare. Però chi può escludere che esistano le scie chimiche? Ci sono pareri diversi e se fai il politico devi esaminarli tutti».

Tra poche settimane andrete alle elezioni europee. In molti dicono che la grande popolarità di Renzi vi sottrarrà voti.
«Ma quando mai! Ho un’opinione talmente cattiva di Renzi e una talmente buona del popolo italiano che sono certa non si farà infinocchiare da uno così. Anche i voti di Forza Italia sono in libera uscita e molti arriveranno a noi. Glielo dice una che ha avuto una mamma berlusconiana e conosce la trafila».

Come pensa che vi troverete accanto ad altri populismi europei, alcuni anche di estrema destra?
«Ma hanno paura del populismo o hanno paura del popolo? Noi staremo lì, con le nostre idee, contro gli interessi delle lobby e delle banche. E finirà che saremo proprio noi a ridare la voce al popolo».


Paola Taverna, una vita da romanzo popolare
Dalla borgata del Quarticciolo a Palazzo Madama, vita e opere dell'energica senatrice M5S

1969 Paola Taverna nasce a Roma, nella borgata del Quarticciolo che lascerà più tardi per la vicina Torre Maura. Il padre Orlando è tappezziere, la madre Graziella è casalinga. Ha una sorella più grande oggi disoccupata.

1986 Frequenta l’ultimo anno dell’Istituto tecnico quando muore il padre, lasciando la famiglia nell’indigenza.

1986- 97 Dopo diversi impieghi, si dedica a un lavoro autonomo da grafica pubblicitaria.

1998 Sposa Maurizio Sirti, odontotecnico, con cui è fidanzata da 12 anni e trova un impiego fisso in un laboratorio di analisi cliniche.

2002 Nasce il figlio Davide. Due anni dopo si separa dal marito.

2005 Navigando in Rete scopre il blog di Beppe Grillo e comincia a seguirlo nei suoi spettacoli.

2007 Si candida con “Gli amici di Beppe Grillo” come consigliere per il X Municipio, ma non viene eletta.

2009 Partecipa alla Carta di Firenze e alla nascita del Movimento 5Stelle.

2010-2012 Continua il lavoro in Rete e sul territorio facendosi notare per potenza oratoria

2013 Si presenta alle Parlamentarie e, ormai molto conosciuta nel movimento, ottiene con facilità la candidatura. Di lì a poco sarà eletta al Senato. Dal 30 settembre è eletta capogruppo, e si fa apprezzare dai colleghi 5Stelle per l’efficacia dei suoi interventi come il sonoro «Voi non siete Gnente» indirizzato ai senatori degli altri gruppi.

2014 Scaduto il mandato trimestrale da capogruppo, si dedica soprattutto a combattere le iniziative del governo Renzi.



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