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venerdì 5 aprile 2019

Convegno sul M5s a Milano

Grillo assediato dai debiti

I PENTASTELLATI LO BOMBARDANO DI CAUSE. DECINE DI EX CACCIATI CHIEDONO I DANNI AL COMICO: FINORA È STATO CONDANNATO A RISARCIRE 75MILA EURO. IN PIU', LA MULTA DI 50MILA EURO DEL GARANTE DELLA PRIVACY. UN CONVEGNO A MILANO ANALIZZA IL M5S

di Mauro Suttora

Libero, 5 aprile 2019



Che sfortunato Davide Casaleggio. Proprio nel giorno delle primarie online per scegliere i candidati alle europee del 26 maggio, la sua piattaforma Rousseau è stata dichiarata fuorilegge dal Garante della Privacy: «Non garantisce gli standard minimi di segretezza e sicurezza del voto, che è manipolabile dagli organizzatori in qualsiasi momento, senza lasciar traccia». La sanzione è salata: 50mila euro.

Da sempre i dissidenti grillini denunciano l’assurdità di far votare gli iscritti del primo partito italiano sul server privato della società commerciale milanese Casaleggio & Associati. E senza alcuna certificazione esterna, tranne in due casi (le presidenziali 2013 e il voto per un nuovo statuto).

Il Garante avvertiva già da due anni della fragilità di Rousseau. Il rampollo Casaleggio, succeduto dinasticamente al padre Gianroberto dopo la sua morte tre anni fa, aveva assicurato di avere riparato le falle del sistema. Che però qualche burlone continua ad hackerare allegramente in varie votazioni. E che ora viene giudicato irregolare alla radice.

La tegola sul Movimento 5 stelle (M5s) arriva proprio alla vigilia di Sum 2019, che si apre domani a Ivrea: il convegno annuale in cui Casaleggio junior si autoproclama «guru del futuro», giurando pe di non essere il capo del M5s con Luigi Di Maio, ma un semplice «tecnico al servizio del movimento».

A Ivrea in livrea arriveranno domani, fra gli altri, Franco Bernabé (ex ad Eni e Telecom, dirigente del club Bilderberg, una volta odiato dai grillini complottisti), Marco Travaglio e l’allenatore Zeman. Sarà dura, questa volta, magnificare le doti di Rousseau («piattaforma per la democrazia unica al mondo«), ma rivelatasi una ciofeca.

Qualche grillino ora per disperazione sosterrà che si tratta di una vendetta in extremis del presidente della authority Garante della Privacy, Antonello Soro, ex deputato Pd, in scadenza quest’anno. Dimenticando che si tratta di un organo collegiale. 
Gli altri membri sono Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, e Giovanna Bianchi Clerici, ex deputata leghista.

Ma la multa di 50mila euro rischia di essere nulla in confronto ai 75mila euro di risarcimento danni cui è già stato condannato finora il M5s nelle cause intentate dai numerosi grillini radiati ingiustamente in questi anni. 
Cifra che aumenterà di molto, perché riguarda solo i primi espulsi: Roberto Motta e Antonio Caracciolo a Roma hanno ottenuto 30mila euro nel 2018, Mario Canino sempre a Roma 22mila euro a gennaio, più sei attivisti napoletani. 

Sono pendenti altre nove cause con una trentina di “vittime” in tutta Italia: due a Palermo con l’ex deputato e capogruppo Riccardo Nuti, una a Genova con Marika Cassimatis, cacciata da Grillo dopo aver vinto le primarie per sindaco, altre due a Napoli con ben 23 attivisti, e altre quattro a Roma.

I soldi dovranno tirarli fuori Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Ed è questo il principale motivo per cui il comico genovese si è allontanato dalla sua creatura: per non essere travolto finanziariamente dalla gestione autoritaria del movimento fondato nel 2009.

Intanto ieri i Cinquestelle sono stati messi sotto scrutinio in un convegno all’Umanitaria di Milano dall’associazione di giuristi Italiastatodidiritto, presieduta dall’avvocato Simona Viola.
 Il tema era: «Il M5s crede veramente alla democrazia, o si regge su princìpi non democratici riducendo i suoi 330 parlamentari a semplici portavoce?»

Per Fabrizio Cassella, docente di diritto costituzionale all’università di Torino, la risposta è chiara: «I Cinquestelle violano la Costituzione, che all’articolo 67 esclude il vincolo di mandato. Ogni parlamentare rappresenta la Nazione, e per approvare leggi nell’interesse generale dev’essere libero di argomentare, dibattere e negoziare, arrivando assieme ai suoi colleghi a una sintesi che bilanci i vari interessi particolari».

Ai deputati e senatori grillini, invece, tocca obbedire a una ferrea disciplina di partito. E chi osa dissentire viene punito con l’espulsione. È capitato a 40 di loro la scorsa legislatura, e ad altri quattro in questa.

Il comandante Gregorio De Falco, in particolare, che soltanto un anno fa fu l’acquisto più prestigioso nella nuova compagine parlamentare (noto per aver intimato al capitano Francesco Schettino di non abbandonare la sua nave), è stato cacciato a gennaio. Non aveva votato la fiducia sul decreto sicurezza.

«Mi rendo conto che difendere il divieto di vincolo di mandato in un Paese di trasformisti non è popolare», ammette l’avvocato Guido Camera, «ma in democrazia la forma è tutto. Possiamo avere idee diverse sul contenuto delle leggi, ma sulle regole del gioco per farle dobbiamo essere tutti d’accordo».

E i referendum, caposaldo della democrazia diretta propagandata dai grillini? 
«Guardiamo alla Svizzera, il loro Paese ideale», ha detto il professor Dino Guido Rinoldi dell’università Cattolica di Milano, «dove lo scorso 25 novembre i cittadini hanno detto no a un quesito che voleva ridurre l’efficacia dei trattati internazionali».

Tipico tema sovranista, ma gli elvetici si sono dichiarati ben felici di sottostare a leggi sovranazionali. «Principio presente anche nell’articolo 11 della nostra Costituzione: l’Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni».

«In realtà nei referendum la domanda è sempre importante quanto la risposta», ha avvertito Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale. Chi decide quali argomenti sottoporre a un sì e a un no, e in che forma? Nel caso dei grillini, è sempre la srl Casaleggio, dall’alto, a formulare i quesiti online per i suoi iscritti. Non c’è mai stata una votazione su iniziativa della base.

In questo senso una testimonianza preziosa è, dall’interno, quella di Nicola Biondo
Già responsabile della comunicazione dei deputati grillini, Biondo pubblica proprio in questi giorni il suo secondo libro sul M5s: Il sistema Casaleggio (ed. Ponte alle Grazie, con Marco Canestrari): «Il vero padrone del movimento non è mai stato Grillo, ma prima Gianroberto Casaleggio e poi il figlio Davide. 
Abbiamo così il partito che governa una delle principali potenze industriali del mondo in mano a una società privata. I grillini hanno avuto successo opponendosi al finanziamento pubblico dei partiti e alla Casta dei politici. Bene. Ma ora usano anche loro i milioni pubblici dei gruppi parlamentari e dei loro stipendi per finanziare la società commerciale che li dirige. 
Insomma, la Casta mantiene se stessa. Almeno prima il finanziamento ai partiti serviva anche per tenerne aperte le sezioni territoriali, palestra di democrazia. Adesso invece c’è solo la piattaforma Rousseau. Che finalmente è stata giudicata per quel che è: un imbroglio».
Mauro Suttora

mercoledì 6 luglio 2016

"Attenti, i grillini sono una setta"

Disillusioni: la pentastellata più votata a Milano si pente e avverte


«Il movimento 5 stelle è pericoloso per la democrazia: fanno il contrario di quel che promettono». Paola Bernetti, vincitrice delle primarie, vuota il sacco dopo anni di attivismo. E rivela i trucchi «con cui un’azienda controlla gli adepti»

di Mauro Suttora

Oggi, 1 giugno 2016

«Il Movimento 5 stelle è pericoloso per la democrazia. Mi sono disiscritta dopo sette anni, soffrendo per l’enorme delusione. Ma non voglio esser complice di quella che potrebbe diventare una dittatura, se i grillini andassero al governo».

Paola Bernetti, 60 anni, libera professionista, è stata la più votata alle primarie M5s per il Senato in tutta Milano e provincia: 200 preferenze, il doppio di tutti i deputati finiti a Roma (tranne una, fedelissima della società Casaleggio & associati).

Ma lei a Roma non c’è mai andata. Con trucchi vari (cordate, doppie candidature, elezioni di parenti), gli ortodossi l’hanno eliminata. Hanno preferito che la seconda città italiana non avesse senatori 5 stelle, piuttosto che tenerla in Parlamento.

Ciononostante, per tre anni e mezzo  ha mantenuto il silenzio: «Ho continuato a votarli, pensando che gli altri partiti sono peggio. E poi ho ereditato da mio padre, generale, il senso del dovere: non volevo passare per la solita dissidente che “tradisce” gli amici che ancora ho nel movimento».

Per questo ha rifiutato interviste a tv e giornali nazionali. Ma ora ha deciso di vuotare il sacco. Svelando i meccanismi interni di quella che definisce una vera e propria «setta»: «La mia distanza dal M5s aumentava a ogni espulsione. È stata quella di Federico Pizzarotti, sindaco che amministra egregiamente Parma, ad aprirmi definitivamente gli occhi».

Com’è entrata nei 5 stelle?
«Amore a prima vista, colpo di fulmine, ero cieca. Dal 2006 seguivo il blog di Grillo, poi nel meetup milanese che si nutriva di collettivi negli scantinati, infine la gioia della nascita del M5s nel 2009. Vedevo tante facce pulite, piene di ideali come me, che sognavano di cambiare il mondo. Ci sentivamo molto importanti, pensavamo di fare la storia».

Quando ha avuto i primi dubbi?
«Fino al 2012 l’entusiasmo era tanto: passavo giornate intere a volantinare, anche se il nostro consenso a Milano era solo del 3 per cento. Ai primi malumori verso i vertici venuti dall’Emilia Romagna, dove il M5s aveva già il 10 per cento, mi schierai con Grillo. Pensavo che un movimento con anime così diverse avesse bisogno di una guida forte e centrale».

Quindi accettava l’autoritarismo?
«Vedevo in Grillo un padre padrone, però buono e giusto, che avrebbe sempre e solo fatto gli interessi del M5s guidandoci con disinteresse. Alle prime espulsioni lo giustificai ancora: era giusto cacciare chi danneggiava la nostra immagine. Non mi sfiorava l’idea di essere vittima di una setta, e che io stessa ero diventata un’adepta».

Quando si è svegliata?
«Alle primarie di fine 2012 mi resi conto che i vertici muovevano le fila di tutto, decidendo a loro piacere chi doveva entrare in Parlamento».

Come?
«Ufficialmente tutto avviene online attraverso il portale della Casaleggio srl, ma ogni controllo viene respinto. Sbandierano trasparenza, ma hanno fatto sparire tutti i voti delle “parlamentarie”. I risultati delle primarie per le europee del 2014 li hanno tenuti segreti. Sbandierano coerenza, ma sulla presenza in tv hanno cambiato idea cinque volte, perfino espellendo Federica Salsi per una comparsata tv».

Insomma, proprio tutto negativo? 
«Sì. Il Parlamento deve votare una seria legge sulla democrazia all’interno dei partiti. Io non li voterò più: sono diventati un partito demagogico».
Mauro Suttora







































GOVERNANO GIA' UN MILIONE DI ITALIANI

Quasi un milione di italiani (920mila in 18 comuni) sono amministrati da sindaci eletti dal M5s in dieci regioni. Eccoli, in ordine di numero di abitanti, con i loro guai giudiziari e politici:

1) Parma dal 2012, 192mila abitanti, sindaco Federico Pizzarotti sospeso in attesa di espulsione, indagato per abuso d'ufficio su esposto di un senatore Pd per una nomina al Teatro Regio.
2) Livorno dal 2014, 159mila ab., sindaco Federico Nogarin indagato per bancarotta fraudolenta dell'azienda di nettezza urbana. Ha contro quattro ex grillini, la sua maggioranza regge per un solo voto. 
3) Gela (CL) dal 2015, 76mila ab., sindaco Domenico Messinese espulso dopo che aveva «licenziato» tre assessori 5 stelle.
4) Ragusa dal 2013, 73mila ab., sindaco Federico Piccitto in guerra con il M5s locale dopo aver cacciato gli assessori all'Ambiente e alla Cultura. Tasi tolta e reintrodotta l'anno dopo.
5) Pomezia (RM) dal 2013, 63mila ab., il sindaco Fabio Fucci ha prorogato la gestione rifiuti a una coop vicina a Buzzi di Mafia Capitale. Ha nascosto un avviso di garanzia allo staff di Grillo.
6) Bagheria (PA) dal 2014, 55mila ab., il sindaco Patrizio Cinque ha casa abusiva di famiglia, l'assessore all'Urbanistica Luca Tripoli si è dimesso anch'egli per villa abusiva.
7) Civitavecchia (RM) dal 2014, 53mila ab., il sindaco Antonio Cozzolino ha messo le aliquote massime Irpef e Imu, e alzato la Tari.
8) Quarto (NA) dal 2015, 41mila ab., sindaca Rosa Capuozzo espulsa, Giovanni De Robbio, consigliere grillino più votato, indagato dall'antimafia per corruzione elettorale e tentata estorsione con l'aggravante del favoreggiamento a un'organizzazione camorrista, espulso.
9) Mira (VE) dal 2012, 38mila ab., il sindaco Alvise Maniero a processo per lesioni a un ragazzo rimasto paralizzato nella piscina comunale, causa non rispetto di norme antinfortunio. Ha nominato assessore la moglie di un deputato grillino.
10) Augusta (SR) dal 2015, 36mila ab., il ministro Delrio ha dichiarato che la sindaca Maria Concetta Di Pietro gli parlò bene di un commissario portuale indagato per il petrolio lucano. 
11) Venaria Reale (TO) dal 2015, 34mila ab., il sindaco Roberto Falcone ha già perso una consigliera grillina ed è finito in minoranza in vari voti.
12) Assemini (CA) dal 2013, 26mila ab., il sindaco Mario Puddu ha espulso tre consigliere grilline che l'hanno denunciato alla procura per una «giunta ombra». 
13) Porto Torres (SS) dal 2015, 22mila ab., il sindaco Sean Christian Wheeler ha espulso la capogruppo 5 stelle fidanzata con un giornalista «nemico».
14) Comacchio (FE) dal 2012, 22mila ab., sindaco Marco Fabbri espulso già nel 2014 per essersi candidato alla provincia.
15) Sedriano (MI) dal 2015, 11mila ab., il sindaco Angelo Cipriani, maresciallo della Guardia di Finanza, guida il primo comune lombardo sciolto per mafia. Ha lasciato l'auto in sosta vietata accompagnando i figli in palestra.
16) Pietraperzia (EN) dal 2015, 7mila ab., il sindaco Antonio Calogero Bevilacqua un mese fa ha subìto un attentato intimidatorio: incendiato il portone di casa.
17) Sarego (VI) dal 2012, 6mila ab., il sindaco Roberto Castiglion aveva promesso di rimettere il mandato ogni anno per una conferma degli elettori, ma poi ci ha ripensato.
18) Montelabbate (PU) dal 2014, 6mila ab., la sindaca Cinzia Totala Ferri ha cancellato il contratto con Equitalia per introdurre una riscossione più soft.
Mauro Suttora

mercoledì 10 febbraio 2016

Multe, caserme e vincolo di mandato

Casaleggio minaccia gli eletti grillini di multa stratosferica (150mila euro per consiglieri comunali che ne prendono 1000 al mese) in caso di violazione del vincolo di mandato.

Ma quale mandato? Esempio concreto: vendere tutta la Rai tranne un canale per il servizio pubblico. Era scritto nel programma 5 stelle. Ora non più. Risparmio la discussione sul perché. Ma domando: chi ha "tradito"? In questo caso nessuno. A torto o a ragione, dopo qualche mese di presidenza vigilanza Rai, Fico e Casaleggio (non un voto online) hanno deciso che è meglio accantonare questo punto. Ma un elettore 5 stelle (o un portavoce) può contestare questa decisione, e sentirsi "tradito". 

Insomma, questo per dire che in politica le cose cambiano, le visioni possono divergere e le versioni pure. Si chiama, appunto, "libero dibattito". O fluire della realtà. O differenza fra autoritarismo e libertarismo. Fra movimento e caserma.

Quindi è puerile illudersi di imporre disciplina minacciando multe. Altrimenti qualcuno potrebbe chiedere di multare Casaleggio per violazione del vincolo di mandato (di tutto il suo movimento) sulla Rai 

venerdì 15 gennaio 2016

Grillini spendaccioni, seconda puntata

dibattito sul meetup M5s di Milano:

Barbara:

1) Il resoconto dei Parlamentari è dettagliato e nessuna spesa mi appare esosa, né fuori luogo, né ingiustificata.

2) a Roma o paghi di più l'affitto o paghi di più il trasporto e, col traffico che regna in quelle vie, io anche sceglierei di spendere di più per un affitto di una casa vicino alle sedi parlamentari

3) i documenti che riporti per giustificare le tue opinioni, in realtà, le confutano di sana pianta, anzi, a dirla tutta, sono veramente assennati i nostri ragazzi,

4) collaboratori e consulenti sono necessari per rendere a noi il servizio migliore possibile

5) Riguardo gli europei dagli "stipendi" personali, circa seimila euro al mese, detraggono qualcosa tipo mille e qualcosa euro
il che riduce lo stipendio un tot che consente una restituzione, in totale, al Fondo per le PMI di oltre 260.000 euro l'anno che, considerato che sono solo in 17, direi che va più che bene.

6) Insomma, Suttora, se per scrivere quell'articolo hai usato i dati qui riportati come fonti delle tue opinioni, beh, delle due una: o non sai leggere o sei in mala fede.

mia risposta:

1) SPESE 'ESOSE'
Nell'articolo Grillini spendaccioni ho scritto:
"Due anni fa i parlamentari grillini rinunciavano a 5-6mila euro mensili, sui 14mila netti. Oggi la media dei tagli si è dimezzata a 2-3mila euro".
Aggiungo: Morra, Lombardi, Giarrusso, Fico, Sibilia, Nuti restituiscono pure meno: 1400-1800 mensili.
Nessuna spesa ti "appare esosa"? E allora come mai ora incassano il doppio? O due anni fa morivano di fame, o adesso esagerano.

2) AFFITTI IN CENTRO DA OLTRE 2.000 MENSILI
Ho scritto: "Ora vogliono abitare tutti nel centro di Roma. Riescono a spendere oltre 2mila euro per l’alloggio. Un tempo politici di alto livello come Togliatti, De Gasperi, Pertini o Nenni si accontentavano di affitti in periferia (Balduina, Garbatella). Oggi anche gli ex francescani 5 stelle, forse in omaggio al loro nome, pretendono di avere un “quartierino” di lusso in centro".

Ho abitato 6 anni a Roma. Dalla Balduina al centro ci mettevo 15-20 minuti col bus 910, pagando 30 euro mensili di abbonamento.

3) "I NOSTRI RAGAZZI ASSENNATI"
Ho scritto: "Quando si muovono, disprezzano i mezzi pubblici. Ogni mese spendono anche mille euro in trasporti. Poiché godono di aerei e treni gratis, sono spese per taxi e benzina".
Ti invito a leggere meglio il sito www.tirendiconto.it. C'è da divertirsi. Oltre ai taxi, amano i ristoranti. Ma sia al senato che alla camera nelle mense interne si mangia con pochi euro.
Poi ci sono le truffe, come quelli che mettono fuori migliaia di euro in benzina pur abitando a 200 km da Roma.
Ma tanto nessuno controlla, non devono neppure depositare le ricevute: bastano le autodichiarazioni. Insomma, i rendiconti sono una barzelletta.

4) PORTABORSE
Ho scritto: "Fino agli anni 80 i portaborse non esistevano. Poi i politici riuscirono a mettersi nello stipendio le spese per i segretari personali. Nanni Moretti denunciò questo simbolo della partitocrazia nel film Il Portaborse di Daniele Luchetti (1991). Niente da fare. Oggi anche gli antipolitici grillini spendono con allegria migliaia di euro in “assistenti”.
Quasi tutti ne hanno assunti due, nonostante la pletora di funzionari di Camera e Senato che forniscono assistenza a ottimi livelli. E malgrado le decine di milioni di euro che anche il Movimento 5 stelle incassa come finanziamento pubblico ai gruppi parlamentari, debordanti di personale".
Aggiungo che l'eurodeputato Corrao era riuscito a battere ogni record di clientele Dc o Psi, assumendo 11 portaborse. Ora è sceso a 7, come Daniela Aiuto (che, in omaggio al suo cognome, beneficia ben 5 portaborse nel proprio collegio elettorale).

5) EURODEPUTATI M5S
Ho scritto: "I più fortunati sono i 17 eurodeputati. Fra stipendio e rimborsi vari, dispongono di 41mila euro netti mensili: 21 mila solo per i portaborse. È uno dei tanti scandali di Bruxelles. E i grillini si sono adeguati: non tutti usano il totale dei rimborsi, ma si tagliano dallo stipendio solo mille euro mensili.
L’unica virtuosa è la lombarda Eleonora Evi: rinuncia a 3.000 euro.

Contrariamente agli eletti nazionali, solo cinque rendicontano parzialmente le spese. Forse è meglio che non lo facciano, visto che una dichiara di aver comprato “posacenere tascabili ecologici” per 700 euro".

Il tuo calcolo conferma il mio: 260mila euro restituiti in 12 mesi da 17 eurodeputati sono 1.200 mensili a testa. Che si riducono a 1.000 perché una sola (Eleonora Evi) restituisce il giusto: 3.000, su 10.000 mensili di stipendio+diaria.
Se ce la fa lei a sopravvivere con 7.000 netti (avendo tutte le spese pagate, viaggi, ecc: Affronte si paga perfino un ufficio nella sua Rimini), ce la possono fare anche gli altri. O no?

6) SEI ANALFABETA O IN MALAFEDE?
Ti rivolgo anch'io questa domanda. C'è una terza ipotesi: stupidità

martedì 22 dicembre 2015

Grillini spendaccioni

AVEVANO PROMESSO DI VIVERE CON 2.500 EURO AL MESE. ALCUNI EURODEPUTATI OGGI POSSONO ARRIVARE A 40MILA. NON PUBBLICANO RENDICONTI. A MILANO IL M5S NASCONDE I RISULTATI DELLE PRIMARIE PER IL SINDACO. E A TRIESTE CANDIDANO LA MOGLIE DI UN EURODEPUTATO

di Mauro Suttora
Oggi, 9 dicembre 2015

All’inizio facevano a gara su chi restituiva di più. Due anni e mezzo fa i 163 neoparlamentari grillini (oggi fra espulsi e scappati sono rimasti in 127) rinunciavano con orgoglio a 5-6mila euro mensili, sui 14mila netti che spettano a ogni parlamentare italiano.
Oggi, invece, la media dei tagli di stipendi e rimborsi si è dimezzata a 2-3mila euro al mese. Sono sempre i migliori, intendiamoci: pubblicano sul sito www.rendiconto.it le distinte delle loro spese, e si vantano di versare i milioni di euro così risparmiati in un fondo ministeriale di garanzia per le piccole e medie imprese.

Ora vogliono abitare tutti nel centro di Roma

Ma l’entusiasmo del 2013 è svanito. Ora alcuni di loro riescono a spendere oltre 2mila euro per l’alloggio a Roma. Un tempo politici di alto livello come Togliatti, De Gasperi, Pertini o Nenni si accontentavano di affitti in periferia (Balduina, Garbatella). Oggi anche gli ex francescani 5 stelle, forse in omaggio al loro nome, pretendono di avere un “quartierino” di lusso in centro.
Quando si muovono, disprezzano i mezzi pubblici. Ogni mese spendono anche mille euro in trasporti. Poiché godono di aerei e treni gratis, sono spese per taxi e benzina.

Fino agli anni 80 i portaborse non esistevano. Poi i politici riuscirono a mettersi nello stipendio le spese per i segretari personali. Nanni Moretti denunciò questo simbolo della partitocrazia nel film Il Portaborse di Daniele Luchetti (1991). Niente da fare. Oggi anche gli antipolitici grillini spendono con allegria migliaia di euro in “assistenti”.
Quasi tutti ne hanno assunti due, nonostante la pletora di funzionari di Camera e Senato che forniscono assistenza a ottimi livelli. E malgrado le decine di milioni di euro che anche il Movimento 5 stelle incassa come finanziamento pubblico ai gruppi parlamentari, debordanti di personale.

Un altro modo per aggirare lo sbandierato rifiuto dei soldi statali sono le cosiddette “spese per attività ed eventi sul territorio”. Quasi tutti gli eletti grillini ormai mettono migliaia di euro in questa voce: stampa di “materiale informativo” per comizi e manifestazioni. Luigi Di Maio, per esempio, 1.900 euro solo nel mese di settembre.

Addio movimento dei cittadini, insomma: i 5 stelle si sono trasformati pure loro in un partito con 1.600 eletti e centinaia di burocrati stipendiati. Gli unici a rispettare la vecchia promessa di vivere con 2.500 euro al mese sono i cento consiglieri regionali. Ma anche loro cercano di svicolare, come dimostrano le recenti proteste degli attivisti in Emilia-Romagna.

700 euro di posacenere per un’eurodeputata

I più fortunati sono i 17 eurodeputati. Fra stipendio e rimborsi vari, dispongono di 41mila euro netti mensili: 21 mila solo per i portaborse. È uno dei tanti scandali di Bruxelles. E i grillini si sono adeguati: non tutti usano il totale dei rimborsi, ma si tagliano dallo stipendio solo mille euro mensili.
L’unica virtuosa è la lombarda Eleonora Evi: rinuncia a 3.000 euro.

Contrariamente agli eletti nazionali, solo cinque rendicontano parzialmente le spese. Forse è meglio che non lo facciano, visto che una dichiara di aver comprato “posacenere tascabili ecologici” per 700 euro.
Cinque non hanno neppure una pagina web, in barba alla promessa di essere un movimento on line. Due hanno assunto sette portaborse ciascuno. Di questi, quattro sono “assistenti territoriali”: non stanno a Bruxelles, ma in Italia per curare il loro collegio elettorale.
Gli iscritti protestano. I sondaggi elettorali sono ottimi, «ma il Movimento 5 stelle sta diventando un Collocamento 5 stelle», denunciano su Facebook.
Manca ancora mezzo anno alle comunali di giugno, ma i grillini già litigano.

A Torino è stato fatto fuori uno dei due consiglieri comunali uscenti, il pioniere Vittorio Bertola: considerato troppo vicino al dissidente Federico Pizzarotti, sindaco di Parma.
A Trieste un eurodeputato vorrebbe candidare sindaco sua moglie. A Bologna niente primarie: un fedelissimo di Gianroberto Casaleggio, Massimo Bugani, dopo avere eliminato due consiglieri regionali e una collega eletta al Comune (Federica Salsi, espulsa perché osò andare in tv, mentre ora ci vanno tutti) si è fatto proclamare candidato sindaco con lista bloccata.

Vette surreali a Milano. Alle primarie hanno votato solo 300 iscritti (su un totale sconosciuto, perché la società commerciale privata Casaleggio srl non divulga gli elenchi neanche ai parlamentari), e ha vinto Patrizia Bedori con 74 preferenze. Ma i risultati sono stati secretati «per evitare strumentalizzazioni». Dalla democrazia diretta a quella senza risultati.
Il (presunto) secondo classificato, pare a un solo voto dalla Bedori, si è disiscritto dal M5s. Un altro degli otto candidati chiede di annullare il voto.

A Livorno il sindaco Filippo Nogarin ha la città invasa dalla spazzatura. «L’azienda della nettezza urbana era in deficit», si giustifica. Anche Pizzarotti ha trovato Parma in rosso. Però lui sta sistemando i conti senza rivolte popolari.
La città più importante dove si voterà il 12 giugno è Roma. Qui i grillini sono in alto mare, anche se i sondaggi li danno in testa come partito (come singoli vincerebbero Giorgia Meloni o Alfio Marchini).
Alessandro Di Battista è popolare, ma non lo candidano per un’astrusa regola grillina che obbliga gli eletti a finire il proprio mandato. Se fosse applicata a tutti, non sarebbero stati eletti né Matteo Renzi né Sergio Mattarella. Ma Beppe Grillo ama divertirci.
Mauro Suttora

Di Battista risparmia, ma gli altri...

venerdì 23 ottobre 2015

I grillini abruzzesi sono intelligentissimi

secondo loro anche Gandhi, Mandela o Martin Luther King sarebbero ineleggibili, perché furono condannati per disobbedienze civili:

GARANTE DETENUTI: M5S, CONDANNE RENDONO BERNARDINI INELEGGIBILE

L'AQUILA - "Anche se le battaglie portate avanti dal segretario dei radicali sono condivisibili, Rita Bernardini è, e resta, ineleggibile come Garante dei detenuti. Le condanne riportate dalla Bernardini la rendono ineleggibile in un'ottica di legalità a cui questo Paese dovrebbe costantemente ambire".
A dichiararlo sono i consiglieri regionali del M5S Abruzzo.

"Le sentenze, anche se relative ad atti di disobbedienza civile finalizzati ad affermare valori di principio condivisibili, sono un fattore determinante da cui non si puo' prescindere".

"Non si tratta di un giudizio legato alla persona - affermano - la quale è stata sostenuta in alcune battaglie anche dal M5S, ma mera tutela del ruolo che la Bernardini andrebbe a ricoprire. Detto ruolo è anche finalizzato e ispirato alla rieducazione dei detenuti e ciò ci sembra inconciliabile con il presupposto di aver ignorato una legge vigente".

"Questo ci pare un controsenso insuperabile. Non possono ammettersi deroghe al rispetto della legge. Speriamo - concludono i consiglieri - che Rita Bernardini comprenda la nostra posizione che non è certo contro di lei ma solo in favore del rispetto della legalità".
23 ottobre 2015

articolo

lunedì 10 agosto 2015

La Casaleggio srl perde 150.000 euro

NEL 2014 LA CASALEGGIO ASSOCIATI HA PERSO 152 MILA EURO – COLPA DEL CALO DEI RICAVI, PASSATI DA 2 A 1,5 MILIONI, MENTRE I DEBITI SALGONO A 400 MILA EURO

Novita nell’azionariato, con l’ingresso sul libro soci dei manager Maurizio Benzi e Marco Maiocchi, che hanno rilevato il 7,5% ciascuno. Gianroberto Casaleggio resta il primo azionista con il 30%, insieme al figlio Davide, mentre Luca Eleuteri possiede il 20% e Mario Bucchich è sceso al 5%... -

Proprio mentre imbarca nella sua azienda due nuovi soci, Gianroberto Casaleggio, nume tutelare del Movimento 5 Stelle, archivia un anno contraddistinto da un calo dei ricavi e, soprattutto, dall’affiorare di una perdita. 

La sua società di consulenza strategica Casaleggio Associati, basata a Milano, ha chiuso infatti il 2014 con ricavi diminuiti a 1,5 milioni di euro dagli oltre 2 milioni dell’anno prima, tanto che l’ultima riga del conto economico evidenzia una perdita di 152.000 euro rispetto all’utile di 255.000 euro del 2013. 

“Tale perdita – spiega Casaleggio nella nota integrativa – è da imputare a una diminuzione dei ricavi, mentre il totale dei costi è rimasto pressoché invariato”.
 
L’assemblea della Casaleggio Associati svoltasi qualche giorno fa ha deciso di ripianare il rosso attingendo sia agli utili a nuovo sia alla riserva straordinaria che si riduce a 47.000 euro. 
Nello stato patrimoniale figurano crediti per 489.000 euro, liquidità per soli 4.000 euro e debiti saliti anno su anno da 376.000 a 406.000 euro.

 Casaleggio papà detiene il 30% della società di consulenza, quota identica la possiede il figlio Davide mentre Luca Eleuteri ha il 20% e Mario Bucchich ha ceduto parte del suo 20% ai nuovi manager-soci Maurizio Benzi e Marco Maiocchi che hanno rilevato ciascuno il 7,5%.

venerdì 7 agosto 2015

giovedì 6 agosto 2015

Fenomenologia 5 stelle

Per non pochi grillini, eletti o attivisti dalla vita privata disastrata, il M5s fa le funzioni di club per cuori solitari, o succedaneo della famiglia.

Fornisce scopo, senso, sicurezza, entusiasmo, adrenalina. Nuovi amici, nuova vita, reborn. In loro c'è più tifo sportiv
o o fede religiosa che analisi politica e impegno sociale. Politics meets curva sud.

Tutti i movimenti nascenti sono (stati) così, ma molti grillini - causa ignoranza della storia e inadeguatezza culturale - sono sinceramente convinti di essere i primi, gli originali protagonisti di una rinascita, una palingenesi. Guai osare contestualizzare, relativizzare il loro entusiasmo. 

Sono molto diversi dalla controcultura anni 60 e 70, che cercava e trovava radici in beat ed esistenzialisti anni 50, a dai verdi anni 80 che avevano livelli culturali impensabili oggi. Sono più simili ai leghisti degli anni 90.


Non è psicologismo d'accatto. Migliaia di attivisti hanno questa motivazione privata: sfuggire alla solitudine, sentirsi importanti, far parte di un progetto, scrivere la storia. Alcuni affermano senza scherzare, sfidando il ridicolo: "Salveremo l'Italia". La crociata dei bambini. Il pifferaio di Hamelin.

Il risveglio sarà doloroso, come Syriza in Grecia.

Ora, per esempio, vedo che vanno di moda le t-shirt colorate con slogan del movimento. Una regressione grottesca e penosa, ribelli fuori ma pecore dentro. Conformismi imbarazzanti, con precedenti storici inquietanti (rivoluzione culturale maoista cinese, comunismi, fascismi, altri ismi del secolo scorso). Prove di fanatismo di massa.


Strano che i media e le tante cattedre di sociologia, psicologia sociale e politologia italiane non studino il fenomeno. Ormai c'è un zoccolone duro di migliaia di militanti del M5s, forse decine di migliaia, che vivono in un mondo tutto loro, assolutamente impermeabile alle obiezioni esterne, alle idee diverse, ai contraddittori. 

La Rete, invece di allargare i loro orizzonti, li restringe, perché i dubbiosi vengono "bannati" dalle amicizie e dai gruppi facebook. Impera lo spirito del branco e la legge del gregario. I critici sono espulsi con un clic. 
Se sei stato parlamentare, attivista della prima ora, addirittura candidato 5 stelle alla presidenza del Senato (Orellana) ma poi osi sollevare obiezioni, ancora peggio: diventi un traditore, un "infame". Trotszky.

Ignorano che i brigatisti rossi bollarono con questa tremenda parola il pentito Patrizio Peci, sequestrandone e assassinando nel 1981 per vendetta il fratello operaio innocente.   

"Pour exister, il faut qu'ils se mettent a plusieurs" (J.P.Sartre)

venerdì 8 maggio 2015

Il figlio di Casaleggio: "Non ho ruoli politici nel M5s"

Davide Casaleggio: "Ci siamo preoccupati soprattutto della sicurezza" "Abbiamo definito modi per controllare le varie fasi". Sicurezza. Controllo.

E la democrazia? La trasparenza? Qui si sta parlando del secondo partito politico d'Italia, non di un sito commerciale o di procedure aziendali. Ma lo può capire un bocconiano?

mercoledì 11 marzo 2015

Taverna-Mucci, botte fra grilline ed ex

senatrice M5s Paola Taverna, 10 marzo 2015:
«Quelli che si vendono al senato... quelli che si vendono alla camera. .. quelli che si offrono per un Ministero... quelli che si prostituiscono per i soldi dei gruppi... ma qualcuno che torna a casa come aveva detto? ‪#‎fatepena‬ ... e pure un po' schifo».

deputata ex M5s Mara Mucci:
«BASTA CON LE ACCUSE A CASACCIO
Chi sono quelli che si sono venduti alla Camera? La Taverna (m5s) ci dica chi e come, invece che lanciare continuamente veleno a casaccio.
E la prostituzione per i fondi dei gruppi? Forse si riferisce a quella in Europa del M5s che si allea con Farage per fare gruppo e prendere i fondi ad essi dedicati,
Oppure si riferisce a quelli che usano fondi pubblici per pagare gli appartamenti ai dipendenti scelti della Casaleggio associati come ha scoperto l’Espresso? Piuttosto, dovrebbero tornare a casa quelli che hanno fossilizzato il 25% del voto dei cittadini.

Almeno per decenza la Taverna taccia, o ci spieghi il perche' i suoi assistenti hanno fatto carriere politiche e professionali velocissime, oppure che fine hanno fatto i 300mila euro che dovrebbero aver accantonato per la comunicazione e ancora non restituiti».

senatrice Taverna, 11 marzo:
«Dove andrete a protestare quando nel senato ci saranno 200 papponi al soldo di 1 dittatore e la camera dei deputati sarà il parcheggio di prezzolati leccaculo? (...)
Reddito di cittadinanza, microcredito, restituzione dei ns stipendi, non condannati in parlamento, a casa chi cambia bandiera... e invece di premiare chi combatte per restituire questo paese alla democrazia e all'onestà devo sorbirmi: "non avete fatto niente".
E invece, Voi italiani, trincerati nel voto di storica appartenenza, che scegliete PD garantendo lunga vita a Berlusconi, voi che non votate, chiusi nel vs piccolo orticello di sterile protesta si si proprio Voi, non vi accorgete che siete complici dei carnefici che solo ieri hanno distrutto la costituzione?
Svegliaaaaaaaaaa!

P.s. Mara Mucci chi?»  

martedì 23 dicembre 2014

Scandalo eurodeputati m5s

Oggi gli eurodeputati 5 stelle hanno annunciato di avere versato 134.000 euro al Fondo PMI del ministero italiano dell'Economia.
134mila euro in sei mesi significa 1.300 al mese per ognuno dei 17 eurodeputati.

E gli altri 15mila netti che incassano ogni mese (6.200 di stipendio, 4.300 di rimborsi spese, 4.500 di diaria)? E gli altri 21mila che prendono per i portaborse? Totale: 36mila euro mensili.

Tolte le spese (affitto, vitto, viaggi, hotel a Strasburgo), ai portavoce non dovrebbero rimanere 2.500/3.300 netti mensili, come a tutti gli altri eletti 5 stelle a Roma e nelle regioni?
A Bruxelles gli affitti costano meno che a Roma.

Se un portavoce 5 stelle al parlamento italiano osasse "restituire" soltanto 15.600 euro all'anno, verrebbe additato come un volgare ladro 

giovedì 20 novembre 2014

bella intervista di Taverna a Cuzzocrea (Repubblica)

bella intervista, sincera, senza l'insopportabile propaganda tipica dei "politici" (di professione)


Taverna: "Tor Sapienza? Noi M5S non abbiamo capito"

L'ex capogruppo dei 5 stelle al Senato dopo la lite nel quartiere di Roma: "Non è colpa dei romani. Bruttissimo il paragone con i politici"

di Annalisa Cuzzocrea

Repubblica, mercoledì 19 novembre 2014

ROMA. Paola Taverna parla con lo stesso accento di chi la periferia romana la conosce bene. Forse per questo, non si aspettava le contestazioni di Tor Sapienza. Il giorno dopo la brutta serata, l'ex capogruppo dei 5 stelle al Senato non è pentita di quella che alcuni suoi colleghi - a bassa voce, alla buvette - definivano ieri "una passerella mediatica andata male". "Non abbiamo litigato, è stato un faccia a faccia, ci dovevamo annusare e riconoscere - dice lei, salita alla ribalta, per la prima volta, grazie a una poesia in romanesco contro i "dissidenti" - Quello che avete sentito in quei video è il linguaggio di borgata , quello m'ha imbruttito, e io gli ho imbruttito, muso a muso. Nun c'ho paura".

Come sta dopo essersi sentita dire che lei è un politico, e che il Movimento 5 Stelle non è la Caritas?
"Io quelle zone le vivo, e quelle persone non le avevo mai viste. Già oggi, mi sono arrivate centinaia di email che mi dicono: "Torna, vieni, facciamo un'agorà"".

Tornerà?
"Passato questo momento di rabbia, certo. Sono contenta che si siano accesi i fari sulle periferie, anche se lì lo scontro non era motivato, sono anche andata a visitare il centro di accoglienza... qualcuno ha soffiato sul fuoco".

Chi?
"Associazioni di quartiere, persone che volevano distogliere l'attenzione dalla zona. In quei vialoni c'è lo spaccio, lì hanno infilato tutta la monnezza di Roma. Davanti a quel campo Rom passo da vent'anni, ma coi ragazzi del Movimento che stanno lì mi sono incazzata: ho detto "stiamo sbagliando qualcosa, questa roba la dovevamo percepire". Poi però lo so che non è colpa loro, che le cose sfuggono di mano".

Com'è stato, sentirsi identificare con la casta?
"Bruttissimo. Da quando sono qui dentro ho lottato per mantenere la mia identità. Non prendo 14mila euro al mese, noi restituiamo, ma anche 3000 in vita mia non li avevo mai avuti. Non mi ero resa conto che la gente fuori ci vede come loro. Non riusciamo a far passare quello che facciamo. Sono due anni che mi batto per far passare la mia legge sullo screening neonatale".

Avete fatto degli errori?
"Renzi ci ha tagliato le gambe con la decretazione d'urgenza, e siamo stati fagocitati del sistema. Dobbiamo cambiare, portare nei palazzi tre temi nostri: il reddito di cittadinanza, il no all'euro, un altro, ma poi tornare in mezzo alla gente. Perché senza un partito vero e senza aver dietro i cittadini siamo un ibrido che non va da nessuna parte".

Lei è arrivata tardi a Tor Sapienza, le è stato chiesto di andare a nome del Movimento?
"Sono andata di mia iniziativa, e non l'ho fatto subito perché non volevo la ribalta mediatica. Volevo parlare con i cittadini, dire loro di andare a farsi sentire in consiglio comunale, di non delegare il primo che passa. Non mi frega chi votano".

Pentita?
"Non mi sarei mai perdonata di non averci messo la faccia. È facile andare dove si ricevono applausi, ma io sono così: sò vera, e so che alla fine la mia verità passa. Accetto le critiche. Alcune ce le siamo meritate: una volta capito di essere finiti in un ufficio delle carte perdute - perché questo è - bisognava stare più sulla strada, e meno nei palazzi".