giovedì 20 novembre 2014

bella intervista di Taverna a Cuzzocrea (Repubblica)

bella intervista, sincera, senza l'insopportabile propaganda tipica dei "politici" (di professione)


Taverna: "Tor Sapienza? Noi M5S non abbiamo capito"

L'ex capogruppo dei 5 stelle al Senato dopo la lite nel quartiere di Roma: "Non è colpa dei romani. Bruttissimo il paragone con i politici"

di Annalisa Cuzzocrea

Repubblica, mercoledì 19 novembre 2014

ROMA. Paola Taverna parla con lo stesso accento di chi la periferia romana la conosce bene. Forse per questo, non si aspettava le contestazioni di Tor Sapienza. Il giorno dopo la brutta serata, l'ex capogruppo dei 5 stelle al Senato non è pentita di quella che alcuni suoi colleghi - a bassa voce, alla buvette - definivano ieri "una passerella mediatica andata male". "Non abbiamo litigato, è stato un faccia a faccia, ci dovevamo annusare e riconoscere - dice lei, salita alla ribalta, per la prima volta, grazie a una poesia in romanesco contro i "dissidenti" - Quello che avete sentito in quei video è il linguaggio di borgata , quello m'ha imbruttito, e io gli ho imbruttito, muso a muso. Nun c'ho paura".

Come sta dopo essersi sentita dire che lei è un politico, e che il Movimento 5 Stelle non è la Caritas?
"Io quelle zone le vivo, e quelle persone non le avevo mai viste. Già oggi, mi sono arrivate centinaia di email che mi dicono: "Torna, vieni, facciamo un'agorà"".

Tornerà?
"Passato questo momento di rabbia, certo. Sono contenta che si siano accesi i fari sulle periferie, anche se lì lo scontro non era motivato, sono anche andata a visitare il centro di accoglienza... qualcuno ha soffiato sul fuoco".

Chi?
"Associazioni di quartiere, persone che volevano distogliere l'attenzione dalla zona. In quei vialoni c'è lo spaccio, lì hanno infilato tutta la monnezza di Roma. Davanti a quel campo Rom passo da vent'anni, ma coi ragazzi del Movimento che stanno lì mi sono incazzata: ho detto "stiamo sbagliando qualcosa, questa roba la dovevamo percepire". Poi però lo so che non è colpa loro, che le cose sfuggono di mano".

Com'è stato, sentirsi identificare con la casta?
"Bruttissimo. Da quando sono qui dentro ho lottato per mantenere la mia identità. Non prendo 14mila euro al mese, noi restituiamo, ma anche 3000 in vita mia non li avevo mai avuti. Non mi ero resa conto che la gente fuori ci vede come loro. Non riusciamo a far passare quello che facciamo. Sono due anni che mi batto per far passare la mia legge sullo screening neonatale".

Avete fatto degli errori?
"Renzi ci ha tagliato le gambe con la decretazione d'urgenza, e siamo stati fagocitati del sistema. Dobbiamo cambiare, portare nei palazzi tre temi nostri: il reddito di cittadinanza, il no all'euro, un altro, ma poi tornare in mezzo alla gente. Perché senza un partito vero e senza aver dietro i cittadini siamo un ibrido che non va da nessuna parte".

Lei è arrivata tardi a Tor Sapienza, le è stato chiesto di andare a nome del Movimento?
"Sono andata di mia iniziativa, e non l'ho fatto subito perché non volevo la ribalta mediatica. Volevo parlare con i cittadini, dire loro di andare a farsi sentire in consiglio comunale, di non delegare il primo che passa. Non mi frega chi votano".

Pentita?
"Non mi sarei mai perdonata di non averci messo la faccia. È facile andare dove si ricevono applausi, ma io sono così: sò vera, e so che alla fine la mia verità passa. Accetto le critiche. Alcune ce le siamo meritate: una volta capito di essere finiti in un ufficio delle carte perdute - perché questo è - bisognava stare più sulla strada, e meno nei palazzi".

lunedì 3 novembre 2014

La fortuna del M5s: gli altri


di Marco Travaglio, condirettore de Il Fatto quotidiano

settimanale Oggi, 29 ottobre 2014

Il successo dei 5Stelle è assolutamente indipendente da quello che dicono e fanno: finchè non saranno scoperti anche loro a rubare o a mafiare, saranno sempre visti come l’unica alternativa radicale al sistema politico, anzi al sistema di potere che comanda in Italia. 

E quando dico “dagli italiani”, intendo da tutti: sia quelli che ancora preferiscono tenersi questo sistema, sia quelli che vorrebbero rottamarlo subito e per davvero. Se il sistema riesce a rinnovarsi in meglio (come molti oggi pensano sia avvenuto con  l’avvento di Renzi), gli elettori di Grillo si assottigliano (com’è accaduto alle Europee di maggio). Se nei prossimi mesi gli italiani ipnotizzati dal premier scoprissero che il cambiamento è solo di facciata e non incide sulla vita quotidiana per farci uscire dalla crisi, tornerebbero gonfiare le vele della navicella grillina. Un po’ per convinzione, un po’ per disperazione: all’insegna del “proviamo anche questi”. 

In fondo, finchè non si misureranno col difficile compito di governare, Grillo e i suoi ragazzi resteranno “vergini”. E potranno presentarsi come gli unici che non hanno colpe nel disastro italiano. Gli unici che si sono opposti a chi l’ha causato. Gli unici che hanno rinunciato a 42 milioni di fondi pubblici e restituito la quota non spesa di diarie e indennità, devolvendola al micro-credito per piccole imprese. 

I loro errori, le loro risse interne, le loro espulsioni hanno molta presa sui giornali, ma all’elettore medio non fregano nulla. La vera sfiga, per i 5Stelle, sarebbe una classe dirigente che governi bene e non rubi. La loro fortuna è che non si è ancora vista.