venerdì 17 gennaio 2014

Decalogo M5S

Pirellone, le dieci regole per i grillini: 
"Autocontrollo e poche chiacchiere"

Definite le regole per i consiglieri del Movimento 5 Stelle alla Regione Lombardia. "Non bisogna parlare di questioni delicate interne al gruppo con attivisti, staff, consiglieri di altri gruppi politici"

la Repubblica, cronaca di Milano

17 gennaio 2014

di MATTEO PUCCIARELLI
 
Regola numero uno: «Mantenere l’aplomb in consiglio regionale». Quando? «Sempre e comunque». Quindi un «comportamento disinvolto, sicuro; autocontrollo». È il primo dei dieci comandamenti concordati e approvati dai consiglieri eletti al Pirellone dal Movimento Cinque Stelle. Stilati dopo una riunione di oltre due ore, mandata rigorosamente in streaming. Arrivano a quasi un anno dall’insediamento dei nove. 

E si vede che c’era bisogno di fare un punto e di rinforzare lo spirito di gruppo, «anche perché gli altri cercano di dividerci con il gossip, il metodo più antico del mondo. Ci stiamo conoscendo e non sempre è facile superare le divisioni caratteriali», ragiona con i suoi la capogruppo Paola Macchi. Del resto “il personale è politico”, e lo si sosteneva fin dagli anni Settanta. E anche il partito-famiglia con regole ferree e attenta cura dei comportamenti fra compagni è una visione molto vecchio Pci.

Allora, decalogo alla mano, seconda direttiva: arrivare sempre preparati in consiglio. E chi quella volta non ce l’ha fatta «si allinea pacatamente, serenamente». Oppure: «Quando uno di noi parla, tutti ad ascoltarlo con attenzione». Ancora: «Supportiamo i colleghi attaccati in aula e in commissione». Dovere del consigliere M5S è anche «difendere i colleghi dalle battute degli altri, durante le relazioni interpersonali». 

Siccome nelle settimane e nei mesi scorsi si è vociferato nei corridoi di vere o presunte divisioni interne dei grillini — da una parte i “pragmatici”, dall’altra gli “oltranzisti”, un po’ come avviene al movimento in ambito nazionale, nulla di nuovo — d’ora in poi «non parlare di questioni delicate interne al gruppo con attivisti, staff, consiglieri di altri gruppi». E non dire nulla nemmeno ai «dipendenti del palazzo». Sì poi all’ostruzionismo in aula, ma «preparandosi per tempo e scegliendo bene i temi». Che è un po’ lapalissiano, ma insomma, mai farsi prendere dalla foga dell’ostruzionismo all’improvviso.

Com’è noto i consiglieri del M5S trattengono per sé 5mila euro lordi al mese di stipendio, il resto va tutto in un conto corrente comune in attesa che la Regione attivi un fondo ad hoc, da destinare poi alle piccole e media imprese. Ma — altra questione affrontata, viste le richieste di chiarimento della base, sempre molto pressante sui meetup locali — le spese per la baby sitter delle elette donne possono rientrare nei rimborsi (che pure spettano) oppure no? 

Silvana Carcano ha scelto la linea del no, paga di tasca sua. Iolanda Nanni è contraria: «Questo spirito da carmelitani scalzi non va bene, se uno deve dedicare del tempo alla collettività deve farlo con la dovuta tranquillità». Infine postilla sugli orari a beneficio degli attivisti sintonizzati da casa, stavolta la Macchi: «Non è che se mi vedono a fare la spesa alle 3 del pomeriggio significa che non faccio un tubo. A quanti incontri partecipiamo dalle 21 in poi?».

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