mercoledì 2 novembre 2011

Chi sono gli eletti 5 stelle

ORMAI SONO 130 IN 60 COMUNI E DUE REGIONI. GUIDATI DA BEPPE GRILLO, ARRIVANO AL 14%. BERLUSCONI LI RINGRAZIA PER LA SUA VITTORIA IN MOLISE. MA LORO AVVERTONO: PRENDIAMO VOTI ANCHE A LUI
Oggi, 2 novembre 2011
di Mauro Suttora

Lo hanno fisicamente «espulso» dal palazzo del potere: il consigliere regionale Davide Bono, medico solo apparentemente mite eletto un anno e mezzo fa per Beppe Grillo in Piemonte, ci riceve nel suo ufficio separato da tutti gli altri. Nell’edificio dei gruppi consiliari in centro a Torino non c’è posto per lui, la Regione gli ha affittato una mansarda poco più in là in via Alfieri.

Bono è famoso perché grazie al suo 4 per cento il centrodestra del leghista Roberto Cota ha sconfitto il centrosinistra. Lo stesso è capitato ora in Molise: il piccolo margine con il quale il Pdl ha vinto è stato reso possibile dal 5 per cento dei «grillini».

«Ma Berlusconi fa male a ringraziarci», sorride Bono, «perché i nostri consensi non vengono solo da sinistra. Qui in Piemonte, per esempio, ci hanno votato molti ex leghisti delusi». «E poi, chi lo dice che il Movimento 5 stelle sottrae automaticamente voti a sinistra?», aggiunge Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia. «I nostri elettori sono così schifati dalla casta dei politici che probabilmente, senza di noi, si asterrebbero». Sintetizza Grillo: «Pd e Pdl sono uguali». E definisce il Pd «Pdmenoelle».

Ormai hanno 130 eletti in 60 comuni

Ma, in concreto, come si comportano gli eletti 5 stelle (non amano il termine «grillini»)? Ormai sono 130 in 60 comuni, da Bolzano a Roma, e in capoluoghi come Milano, Torino, Venezia, Trieste, Bologna. Male solo al sud: appena l’1,3% alle recenti comunali di Napoli. Alcuni sono in carica già da tre anni, come David Borrelli a Treviso e i consiglieri municipali eletti a Roma nel 2008.

Le loro priorità ufficiali sono cinque, come le stelle del nome: acqua, ambiente, trasporti, connettività (internet), sviluppo. Ma è il «modo» di fare politica a cui stanno soprattutto attenti.

«Il nostro stipendio lo decide ogni sei mesi un’assemblea pubblica degli elettori, alla quale ci presentiamo dimissionari», dice Favia, che fino al 2009 era direttore della fotografia in film e documentari. Risultato: gli hanno appena aumentato il salario da 2.500 a 2.700 al mese. Stessi soldi per Bono in Piemonte. La differenza con gli 8-12mila mensili che prendono i consiglieri degli altri partiti finisce in attività politiche («Ma finanziamo altre associazioni, non noi stessi») e spese legali per le molte cause in corso.

Ci sono state lunghe discussioni nei forum online sul giusto livello di retribuzione. Alcuni proponevano 1.280 euro al mese, «lo stipendio medio italiano». Altri, più misericordiosi, concecevano che l’eletto conservasse lo stesso stipendio del lavoro precedente: «Perché per fare politica bisogna perderci?» Risposta: «Nessuno è obbligato a farla».

Eliminato il vitalizio in Emilia

I 5 stelle hanno un limite di due mandati: dieci anni al massimo di politica a tempo pieno, poi devono tornare al lavoro precedente: «Ci consideriamo dipendenti dei nostri elettori, l’attività nelle istituzioni è come il servizio di leva».

I due consiglieri emiliani sono riusciti a far abolire il vitalizio (pensione) dalla prossima legislatura, e picchiano duro sugli altri privilegi. Per esempio il rimborso di 0,8 euro a km per gli eletti di altre province: «Così uno da Piacenza incassava migliaia di euro senza controllo, e poi magari pagava solo l’abbonamento in treno». Risultato: il consiglio regionale ha abbassato le sue spese da 37 a 36 milioni di euro annui.
«Ma è nelle società partecipate e nella sanità che girano le grosse cifre», dice Andrea Defranceschi, 40 anni, collega di Favia.

I grillini non si sono presentati al voto nelle province perché ne chiedono l’abolizione («Mentre altri partiti come Sel e Idv, incoerenti, entrano pure lì»), e rifiutano il finanziamento pubblico («Un milione di rimborsi elettorali tornati allo stato»).

In Piemonte fanno opposizione dura al governo di destra, in Emilia a quello di sinistra. In Comune a Torino brilla la 26enne bocconiana (voto di laurea 110) Chiara Appendino. A Milano, nonostante la novità del sindaco Giuliano Pisapia, il consigliere comunale Mattia Calise non gli fa sconti: «Troppi portaborse assunti dalla nuova giunta», accusa il resoconto dei primi quattro mesi di lavoro.

E adesso? Pronti al grande balzo a Roma. In Parlamento sarà più difficile rispettare la «democrazia di base» delle liste civiche locali perseguita finora. Chi deciderà i candidati? «Le primarie on line», dice Bono. E chi potrà votare? «Gli aderenti al movimento». Costo della tessera? «Niente tessere, non siamo un partito». E se si iscrivono improvvisamente mille di un altro partito il giorno prima delle primarie? «Metteremo delle limitazioni...»
Mauro Suttora

domenica 19 giugno 2011

La prima candidata sindaco per Grillo (Roma 2008)

Serenetta Monti (candidata a sindaco di Roma 2008 e grillina della prima ora), intervistata da Alessandro Gilioli (Espresso)
(19 giugno 2011)


dal blog 'Piovono rane'


Serenetta Monti, per chi ha seguito un po' l'evoluzione del movimento fondato da Beppe Grillo, non è una qualsiasi. E' stata attiva nei meet-up a Roma fin dall'inizio, lavorando e distinguendosi fino a diventare la candidata sindaco della capitale, scelta attraverso le primarie, nel 2008. Nelle urne ha poi preso 44 mila e passa voti, pari al 2,7 per cento, superando vecchi lupi della politica come il centrista Mario Baccini e sfiorando l'ingresso in consiglio comunale.
Questo, tre anni fa.
Poi Serenetta Monti è tornata al suo lavoro (si occupa di beni culturali in un'azienda controllata dal comune) ma ha continuato a fare politica di base. E' in una di queste occasioni - non mi ricordo se a un dibattito o a un sit in - che ci siamo conosciuti di persona e abbiamo iniziato a confrontarci su tante cose, dalle battaglie comuni per la libertà della rete alla questione Grillo. Lei si ricordava tra l'altro di un mio post non tenerissimo nei suoi confronti, ma questo non ci è stato d'ostacolo nel ritrovarci on line e off line.
Nel 2010 Serenetta si è quindi presentata come indipendente nelle liste dell'Idv alle regionali del Lazio (in quell'occasione, tra l'altro, non c'era una lista vicina a Grillo).
Qualche giorno fa Serenetta mi ha telefonato. Lei conosce bene la mia posizione tanto critica verso il personaggio Grillo quanto aperta e curiosa verso le battaglie del suo movimento. Mi ha chiesto di fare una chiacchierata in merito. E così abbiamo parlato a lungo al tavolino di un bar alla Garbatella.
Questo è quello che ne è uscito e che pubblico mettendomi in anticipo maschera e boccaglio per quanti riterranno di proferire insulti vuoi all'intervistata vuoi all'intervistatore.
Serenetta, ho perso un po' il filo, tu sei ancora con Grillo? L'ultima volta che ne abbiamo parlato, nel settembre scorso, eri fresca reduce dalla 'Woodstook' di Cesena...
«In realtà nel novembre del 2008 ho iniziato ad allontanarmi e non per motivi da poco. C'era ormai un clima molto particolare, anche all'interno del movimento non sono mancati gli attacchi, il mio buon risultato elettorale non era andato giù a qualcuno. Era stata una sorpresa, quel 2,7 per cento, anche per me. Tra l'altro avevamo fatto una campagna molto basica, porta a porta, volantini, una presenza di Beppe molto più ridotta rispetto a quello che è successo alle ultime amministrative con il M5S. Poi la situazione è cambiata».
In che senso?«Il movimento vicino a Beppe Grillo qui a Roma è entrato in una stasi che è sotto gli occhi di tutti anche adesso. Sul territorio non fa campagne da tempo, a parte l'ultima per i referendum. Disoccupazione, precariato, casa, bilancio comunale: tutti questi temi sono stati abbandonati. Non si è riusciti nemmeno a fare una lista per le regionali, l'anno scorso. E su quattro consiglieri municipali eletti nel 2008 tre hanno lasciato il movimento. Ne è rimasto uno solo, ma lavora con mille difficoltà, non è supportato da nessuno».
Ma a parte le questioni locali, ci sono altri motivi per cui ti sei allontanata?«Io penso che la presenza di Grillo sul movimento sia troppo vincolante. E lo dimostra il fatto che non ci sia un sito vero del Movimento 5 Stelle, tutto passa attraverso il blog di Beppe e soprattutto la Casaleggio, che è la struttura fisica sia del blog sia del Movimento. E' Casaleggio, ad esempio che per le amministrative ha organizzato i tour di Grillo nelle varie città, con tutto il rispetto per i ragazzi che si sono sbattuti localmente».
Quindi?
«Quella di Grillo e della Casaleggio – che fa il suo blog – è una presenza troppo ingombrante. La famosa frase su Pisapia- Pisapippa ne è un esempio. Ha disorientato tutti, è una di quelle leggerezze che non ci si possono permettere». 
Quindi?


Ma nel movimento ci sono alcuni (o tanti) che la pensano come te?
«All’interno del movimento ci sono tre tipi di persone. C’è una parte che vede comunque in Grillo un personaggio che con la sua notorietà consente di portare avanti delle battaglie civili e politiche; ci sono altri che invece vorrebbero che Grillo si facesse da parte già adesso; e ci sono infine persone che si sono attaccate al carro di Grillo per cercare di guadagnare una posizione di privilegio».


E che percentuali, che forze hanno nel movimento queste componenti?
«Quelli che vorrebbero chiedere a Grillo di lasciare ormai sono una buona percentuale, una presenza importante. Quel che è successo in Veneto – con la lista di proscrizione dei candidati – non è stato un fatto da poco».
Che cosa è successo in Veneto?
«Che l’anno scorso, prima delle regionali, è arrivato un ordine di allontanare persone che avevano versato il sangue per questo movimento, solo per imporre il candidato dall’alto».


A proposito, ma la questione dello statuto che non c’è (insomma c’è una cosa chiamata non-statuto che di fatto non prevede regole democratiche) è una questione che viene discussa nel movimento?
«Il non-statuto in teoria dovrebbe garantire il fatto che il movimento è una continua creazione dal basso, in realtà l’assenza di regole crea risultati differenziati e non sempre positivi. Si produce ad esempio la stasi di cui ti parlavo qui a Roma, ma anche il fatto che le primarie a volte si fanno e a volte no. Ma soprattutto, in questa assenza di regole alla fine tutti i ragazzi si sentono vincolati alle dichiarazioni di Beppe e del suo blog. E gli imbarazzi non mancano. Basta un’affermazione di Grillo per mandare in frantumi il lavoro di mesi di centinaia di ragazzi».


Ad esempio, quando si mette a litigare con altre voci della coscienza civile e dell’opposizione italiana, da Saviano a De Magistris, fino a Sonia Alfano? 

«Sì, l’isolamento in cui si è rinchiuso Grillo è un’altra questione calda. Ed è un limite enorme il fatto che lui non scenda mai al confronto con nessuno, specie con il resto della politica».

Ma quando dici che molte decisioni vengono prese ‘dall’alto’ esattamente cosa intendi? Grillo fa tutto da solo o ha un ‘inner circle’ di collaboratori con cui prende le decisioni?
«Attorno a lui c’è solo lo staff della Casaleggio. Anche noi candidati sindaci alla fine dovevamo rapportarci o direttamente con lui o con loro. E non sono mancati gli attriti».


Ma secondo te che cosa dovrebbe fare Grillo per il bene del movimento che ha fondato?
«Dovrebbe dire ‘grazie ragazzi, arrivederci, adesso il movimento è vostro, è di chi porta avanti le battaglie’».


E lo farà mai secondo te?
«Lo farà quando la Casaleggio gli dirà che è ora di farlo».



Ma perché, Grillo prende ordini dalla Casaleggio?«Temo di sì».
E tu che cosa pensi oggi di Grillo?
«Io ho sempre un sentimento di gratitudine nei suoi confronti. Mi ha aperto la strada, mi ha aperto gli occhi, senza di lui non avrei trovato tante informazioni in rete, senza i meet-up non avrei conosciuto un modo diverso di fare politica. Proprio quel modo di fare politica per cui oggi posso dire che dovrebbe fare un regalo al movimento staccandosi dalla Casaleggio e lasciando che il movimento cammini con le sue gambe».